martedì 6 dicembre 2022

Chiacchere da Bar(i) #13 - Bari-Pisa

 


Nel tredicesimo episodio di Chiacchere da Bar(i) io e Giovanni Fasano proviamo a tirare le somme del quinto pareggio consecutivo della formazione biancorossa, arrivato contro una delle formazioni meglio strutturare del campionato ma che allo stesso tempo lascia un sapore agrodolce dato da quel senso di intentato che ogni partita della formazione biancorossa fa trasparire al termine di ogni partita da un paio di mesi a questa parte.

Come giudicare questo pareggio a reti inviolate contro il Pisa? Optate per il bicchiere mezzo pieno o il bicchiere mezzo vuoto?

Nicola L. - E’ molto complicato dare una risposta a questa domanda anche perché la partita ha visto diverse fasi in cui il Bari ha sofferto parecchio il Pisa ed altre fasi, soprattutto dopo l’espulsione di Rus, in cui la squadra di Mignani ha preso il centro del ring raccogliendo, però, solo due traverse.

Se devo essere sincero il Bari visto contro il Pisa mi è piaciuto molto di più senza la palla che con la palla tra i piedi: Mignani ha voluto chiudere in tutti i modi possibili l’accesso del Pisa alle zone centrali del campo con l’obiettivo ben evidente di limitare e controllare le ricezioni di Morutan e Tramoni tra le linee. 

Sostanzialmente il Bari con il pressing definito “ad invito” ha costretto il Pisa a cercare soluzioni laterali per muovere il gioco e, soprattutto, utilizzare molto il gioco lungo per sviluppare l’azione. Tuttavia, specie nella seconda parte del primo tempo, la squadra di D’Angelo era riuscita comunque a trovare il modo di sfruttare con pericolosità l’ampiezza con i cross di Beruatto da una parte e la fisicità di Toure dall’altra, ma qui bisogna dare merito all’atteggiamento della linea difensiva biancorossa sempre abile a tenere i pericoli lontanti dalla porta di Caprile.

Purtroppo, però, tutti quei palloni ben recuperati nella propria metà campo non si sono trasformati mai in nulla di buono per tutto il corso della partita, fino all’espulsione di Rus. Per cui eccoci qui a discutere del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto e, soprattutto, della coperta corta di questa squadra; questa volta difesa blindata ma attacco isolato dal resto della squadra ed annullato dalla linea difensiva del Pisa.

La mia risposta finale comunque è quella del bicchiere mezzo pieno: lasciamo stare la classifica, il Pisa è una squadra decisamente più forte del Bari e questo si è visto solo in parte nel corso della partita, per cui ritengo che alla fine va bene così. Certo, tutti vorremmo un Bari in grado di saltare in testa a tutti gli avversari, ma evidentemente al momento non è possibile.

Giovanni F. - La prestazione fornita dal Bari contro il Pisa mi ha soddisfatto, soprattutto dal punto di vista dell’applicazione difensiva e dall’impegno globale profuso dalla squadra. Considerando il momento di forma delle due squadre ritenevo questa sfida quasi proibitiva per i biancorossi, quindi il punto ottenuto non può che farmi guardare il bicchiere mezzo pieno.

Esclusi gli ultimi 15 minuti, in cui il Bari forte della superiorità numerica ha schiacciato il Pisa nella propria trequarti, non ho visto fasi della gara in cui una squadra ha prevalso sull’altra. Mignani e D’Angelo hanno preparato la gara concentrandosi sul limitare i punti forti dell’avversario, ed entrambe le strategie si sono rivelate vincenti.

Nel pezzo di analisi precedente mi auguravo di vedere un Bari intenso ed organizzato come quello che qualche settimana fa ha disinnescato l’attacco della Ternana. La risposta della squadra è stata positiva, con una prova monumentale di Maiello e Maita in fase di interdizione e della coppia Di Cesare-Vicari nel duello con Torregrossa.

Il dettaglio dei duelli difensivi del Bari (Fonte: Wyscout)

Il Pisa si conferma una squadra forte, esperta e completa in ogni reparto, sicuramente più del Bari, e per questo motivo comprendo la soddisfazione di Mignani al termine dell’incontro.

Mignani non sembra propenso a far partire insieme Botta e Salcedo. Come vi spiegate questa scelta? 

Nicola L. - Effettivamente mi ha lasciato un po’ sorpreso questo schieramento iniziale con Botta alle spalle di Antenucci e Scheidler, soprattutto alla luce di come Mignani sembrava aver impostato la partita.

Le mie risposte sono due e sono alternative tra di esse: se rinunci ad un giocatore agile come Salcedo per due punte che amano prendere posizione l’idea è che tu voglia fare la partita e cercare di rifornire le due punte eseguendo una grande pressione sull’avversario, ma questo non è accaduto, quindi vuol dire che il Bari non ha fatto la partita che aveva in mente, e allora il problema risiede li. Seconda risposta: Mignani non crede che Botta e Salcedo siano compatibili come posizione sul terreno di gioco, evidentemente entrambi amano cercare le stesse zolle di campo e per questo l’ex tecnico del Modena non vede di buon occhio la loro coesistenza dal primo minuto.

Tuttavia la partita ci ha mostrato che avere una punta o un giocatore in grado di attaccare la linea difensiva in transizione sarebbe stato molto utile al Bari, soprattutto data la grande organizzazione mostrata dai biancorossi in fase di possesso con tanti palloni recuperati in zone potenzialmente favorevoli di campo, ed invece nella partita con il Pisa è mancato tantissimo proprio l’attacco alla profondità: un Botta che raccoglie la palla in transizione per innescare Salcedo credo che avrebbe potuto creare maggiori difficoltà al Pisa. 

Ad acuire questa necessità, inoltre, hanno provveduto le prestazioni negative di Scheidler ed Antenucci (ma qui torniamo al discorso precedente su come si siano trovati spesso senza sostegno) e, lo dico per la prima volta dopo diverse giornate di assenza, l’assenza di Walid Cheddira: l’idea che mi sono fatto è che quella di domenica fosse la partita perfetta per lui.

Giovanni F. - Ormai è assodato: Mignani vede Salcedo sul centrodestra, ossia la stessa zona di campo che occupa Rubén Botta. La cosa mi sorprende, in quanto penso che un calciatore con l’estro di Salcedo debba avere sempre la possibilità di rientrare sul piede forte, ma tant’è. 

La mappa dei palloni toccati da Scheidler contro il Pisa (Fonte: Wyscout)

Riguardo questa partita, penso che, considerato il piano gara studiato da Mignani e la mancanza di prime punte di ruolo in panchina, puntare sull’attacco mobile composto da Botta, Salcedo e Antenucci sarebbe stata la scelta migliore. Scheidler non ha disputato una buona partita: si è innervosito, ha commesso tanti errori tecnici e non è stato lucido sottoporta, ma i motivi sono da ricondurre al modo in cui viene utilizzato. Scheidler, come ci tiene a ribadire sempre Polito, sa giocare a calcio ed è in grado di disimpegnarsi anche fuori dall’area di rigore, ma data la fisicità di cui dispone andrebbe utilizzato più come riferimento centrale che come attaccante di raccordo, quasi al pari di Antenucci. Troppe volte, specialmente in questa gara, l’ho visto ricevere il pallone lateralmente lasciando sguarnita l’area di rigore. L’impressione è che nonostante Scheidler sia da tempo entrato nelle rotazioni, squadre e mister debbano ancora imparare a conoscerlo.

Passiamo alle prestazioni individuali, chi vi ha favorevolmente impressionato? E chi vi ha deluso?

Nicola L. - Dato che a risaltare della prestazione del Bari è stata la fase difensiva, mi piacerebbe sottolineare la prestazione di alto livello di Vicari al centro della difesa: avrei potuto dare questo scettro a ciascuno dei quattro difensori oltre a Maiello, ma la sicurezza mostrata dall’ex giocatore della Spal contro un osso durissimo come Ernesto Torregrossa ha attirato la mia attenzione più di tutti.

In ogni caso resta valido il mio assunto di partenza: la prestazione è stata importante a livello di reparto, è stato molto piacevole vedere come la linea rispondeva al modo di attaccare del Pisa, per cui è giusto per me sottolineare questo aspetto.

Dato che a non piacermi è stata la fase offensiva, il “premio” di giocatore delusione lo assegno ad Aurélien Scheidler. La prestazione dell’attaccante francese ha come attenuante, come detto in precedenza, lo scarso sostegno ricevuto dai compagni, ma anche lui ci ha messo del suo con tante imprecisioni tecniche. È stata davvero una partita frustrante per lui ed ha anche rischiato di inguaiare i suoi compagni con l’entrata da dietro su Nagy nel primo tempo che un arbitro più fiscale avrebbe potuto benissimo punire con il rosso diretto. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una prestazione negativa.

Giovanni F. - Sono tanti i giocatori del Bari ad aver disputato una buona partita. Concordo con le menzioni fatte da Nicola e mi preme sottolineare anche le prove di Raffaele Pucino e Mattia Maita. Con il primo ammetto di non avere un ottimo rapporto, e l’imprecisione in fase di rifinitura denunciata anche ieri non fa che confermare la mia idea sui suoi limiti. Rispetto alle precedenti uscite si è invece ben disimpegnato in fase difensiva, effettuando un paio di chiusure determinanti nel secondo tempo. Con la prestazione di ieri l’ex Ascoli conferma di essere un terzino roccioso bei duelli difensivo e molto bravo a lavorare con il reparto, motivo per il quale Mignani non rinuncia mai a lui.

Anche Maita ieri si è messo in evidenza soprattutto per l’enorme mole di lavoro difensivo che si è sobbarcato. In fase di non possesso ha affiancato Maiello formando una diga insuperabile per il centrocampo avversario, alternandosi con l’ex Frosinone nel lavoro di aggressione e copertura dello spazio. Le statistiche parlano chiaro: 9 contrasti vinti su 11 ingaggiati, ai quali va aggiunta una gestione del pallone quasi inappuntabile. Su Maita abbiamo speso fiumi e fiumi di parole, aggiungo solo che a mio parere è l’unico giocatore di cui il Bari non potrà mai fare a meno.

Passando alle note dolenti, non mi ha soddisfatto la prestazione di Mirco Antenucci. Al di là dell'inefficienza realizzativa che resta un problema più collettivo che individuale, rispetto alle precedenti uscite Antenucci è stato meno presente e soprattutto meno preciso nel cucire il gioco tra le linee. La sua qualità nell’ultimo terzo di campo è fondamentale per permettere alla squadra di creare occasioni da gol, e ieri è mancata.

Giovedì arriva un infrasettimanale interessante, si torna a Cittadella, dove il vecchio Bari giocò la sua ultima partita prima del fallimento. Oltre a questo aspetto, cosa ci si aspetta da questa partita?

Nicola L. - Gli incroci tra Bari e Cittadella non sono mai banali nella storia del Bari: la famosa sfida del 2022 con i 51 paganti del San Nicola è entrata nell’immaginario comune del tifo barese, tanto quanto la sfida di maggio 2014 in uno dei momenti culminanti della “Meravigliosa Stagione Fallimentare” con i quasi 40000 spettatori del San Nicola ed il solo tifoso veneto presente nello spicchio destinato alla tifoseria ospite (il celebratissimo Giuseppe Ferronato) per chiudere con l’ultima partita prima del fallimento del Bari di Giancaspro nel 2018, disputata al Tombolato e valevole come quarto di finale dei playoff terminato 2-2, un punteggio che non bastò ai biancorossi allora allenati da Fabio Grosso per passare il turno.

Rispetto a quella partita di 4 anni fa il Cittadella è sempre lo stesso tipo di realtà: è cambiato l’allenatore (da Venturato a Gorini) ma lo stile di gioco è rimasto sempre lo stesso, con il 4-3-1-2 attorno al quale il direttore sportivo Marchetti costruisce ogni anno una squadra andando a prendere giocatori dalle serie inferiori da esaltare nel sistema proposto da Gorini.

Rispetto agli anni di Venturato il Cittadella non sembra più una contendente per i play-off (nel 2019 e nel 2021 arrivò anche in finale, perdendo rispettivamente contro Verona e Venezia) ma resta una squadra in grado di proporre un calcio propositivo ed aggressivo.

Per la squadra biancorossa, quindi, arriva un altro test contro una squadra che applica il suo stesso schieramento tattico ma con un’interpretazione più aggressiva e diretta, per cui servirà maggiore pulizia tecnica da parte degli uomini di Mignani e la necessità di saper sostenere ritmi di partita più sostenuti, non proprio il contesto preferito da questa squadra, per cui il compito del Bari sarà quello di riuscire a giocare una partita in grado di ribaltare questo contesto, altrimenti rischia di essere una partita molto ma molto complicata sotto ogni aspetto. Infine, occhio ad Antonucci, il match-winner della partita del Cittadella contro il Genoa a Marassi domenica scorsa, che ha già messo a referto 5 reti e che in questa stagione sta tirando fuori il meglio del suo talento coltivato dal vivaio della Roma.

Giovanni F. - Giovedì pomeriggio il Bari farà visita al Cittadella su un campo in cui non vince dal 2014, quando un gol di Minala in pieno recupero regaló i tre punti ai biancorossi. In generale nelle ultime 8 trasferte a Cittadella solo in un caso i biancorossi sono tornati in Puglia con i 3 punti, a dimostrazione delle difficoltà di questa trasferta.

Mignani e i suoi non troveranno una squadra troppo diversa rispetto a quella affrontata nel giugno del 2018 dai ragazzi al tempo allenati da Fabio Grossi. Gorini ha lavorato seguendo l’impronta lasciata da Venturato, confermando il 4-3-1-2 con cui il Cittadella si dispone in campo da quasi un decennio.

Per il Bari sarà fondamentale reggere l’intensità che i padroni di casa imprimeranno al match. Sarà una sfida caratterizzata da tanti duelli individuali, soprattutto nella fascia centrale di campo, dove probabilmente per la tanta densità che si verrà a creare non sarà semplice far circolare il pallone in maniera fluida. A tal proposito, non mi stupirebbe un impiego di Salcedo dal primo minuto largo sulla destra per cercare di aprire la scatola difensiva del Cittadella. 

Il Cittadella con il grave infortunio occorso a Baldini ha preso gran parte della sua pericolosità offensiva, con il peso di tutto l’attacco ricaduto sulle spalle dell’ex Roma Mirco Antonucci. A centrocampo l’uomo di maggiore spessore e qualità è sicuramente Simone Branca, che assieme al pari ruolo Maita darà vita ad un duello molto interessante.

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