Thursday, 29 December 2022

Chiacchere da Bar(i) #16 - Bari-Genoa

 


Il Bari chiude il 2022 con una sconfitta interna contro il Genoa di fronte ad una meravigliosa cornice di pubblico (quasi 50 mila persone hanno gremito il San Nicola) che ha potuto ammirare, però, una squadra che se l'è giocata alla parti anche contro la squadra più forte del campionato, a cui è bastato mostrare a sprazzi la propria forza per poter portare a casa la vittoria che la porta al terzo posto in classifica.

La squadra biancorossa conclude l'anno che l'ha riportata più vicina al calcio che conta grazie alla promozione ottenuta ad aprile dopo aver dominato il girone C della scorsa serie C e, con lo stesso gruppo, ha anche potuto saggiare ad ottobre l'ebrezza della testa della classifica nel campionato cadetto.

Così, in questo episodio di Chiacchere da Bar(i) io e Giovanni Fasano proviamo a commentare la beffarda sconfitta contro il Genoa e proviamo a tracciare un bilancio della stagione biancorossa, in attesa di tornare a raccontare le gesta della squadra di Mignani da metà gennaio 2023. Buon anno!

Un’altra notte con una magnifica cornice di pubblico, ed ancora una notte di delusione dal punto di vista del risultato. Che partita è stata Bari-Genoa?

Nicola L. - Bari-Genoa è stata una delle partite più belle viste al San Nicola in questa stagione. Dopo un inizio in cui la formazione di Gilardino aveva preso in mano le operazioni (poi vedremo perchè) il Bari è stato molto bravo a riprendere la partita alzando il proprio livello in termini di ritmo e di presenza in campo. Nessuna delle due squadre alla fine ha realmente prevalso su un'altra, entrambe hanno commesso errori ma entrambe hanno sempre cercato di giocarsi le proprie carte al meglio.

Il risultato finale premia oltremodo il Genoa tanto quanto penalizza oltremodo la formazione biancorossa, tuttavia questo risultato e come è maturato mostra come la formazione genoana sia in grado di sfruttare al meglio le situazioni favorevoli della partita, utilizzando al meglio il livello di esperienza e di valore individuale a propria disposizione.

La qualità di Aramu visibile dalla mappa dei suoi passaggi. (Fonte: Wyscout).

Sotto questo aspetto mi riferisco alle giocate individuali di Aramu e Gudmunsson e la parata decisiva nel finale di Martinez su Salcedo. Il Bari a sua volta ha sfruttato le qualità di Botta e Cheddira per rialzare la testa dopo un difficile inizio di partita. E questo ha reso la partita estremamente godibile ed equilibrata, ma altrettanto esposta ad episodi come la punizione da cui è scaturito il goal che ha deciso la partita.

Giovanni F. - Concordo sul giudizio generale dato da Nicola sulla partita. Bari e Genoa hanno dimostrato di essere due squadre di ottimo valore, e questa è già di per sé una notizia importante per un Bari che ad inizio anno non condivideva gli stessi obiettivi del Grifone.

Il gol subito a freddo ha sicuramente condizionato la partita dei biancorossi, ma la reazione avuta, il pareggio ottenuto e il finale di primo tempo in crescendo certificano l’ottimo lavoro fatto da Mignani sul piano mentale.

Il risultato non può sicuramente soddisfare il Bari, a cui è mancata malizia ed esperienza nella gestione dei singoli episodi, ma evidenzia anche la capacità del Genoa di indirizzare a proprio favore gli eventi del match sfruttando la grande qualità dei propri singoli.


Fino al goal di Cheddira il Bari era stato messo sotto dal Genoa, cos'è andato storto nella formazione di Mignani nelle fasi iniziali della partita?

Nicola L. - Il problema del Bari nelle prime fasi della partita nasce dalla difficoltà di coprire in ampiezza il giro palla del Genoa. A differenza del solito approccio conservativo in fase di non possesso a cui la squadra di Mignani ci aveva abituato nella gran parte delle partite di questa stagione, la voglia di assecondare l'entusiasmo del San Nicola ha probabilmente fatto un cattivo scherzo alla formazione biancorossa.

In prima pressione possiamo notare come il compito di Cheddira e Folorunsho fosse quello di attaccare frontalmente i centrali del Genoa, lasciando liberi in ampiezza i due terzini Hefti e Sabelli. Una volta aperto il gioco su detti terzini il compito di scalare spettava alla mezzala di parte che, però, aveva una grossa distanza da coprire non colmabile con il tempo di viaggio del pallone, non rallentato dal modo di pressare delle punte.

In questo modo la superiorità numerica del Genoa data dalla posizione dei terzini viene trasformata in superiorità posizionale con il Bari costretto ad una serie di scalate (Maita su Sabelli, Maiello su Jagiello) che liberano lo spazio alle spalle per i due trequartisti a difesa biancorossa esposta.

Dalla mappa dei palloni passati dai piedi di Sabelli si riesce ad intuire come il Genoa muoveva la palla (Fonte: Wyscout).

Da qui il Genoa ha costruito tanto della sua prima mezz'ora di partita, per fortuna del Bari non sfruttando tutto al meglio a causa di alcuni errori individuali dei giocatori rossoblù. Progressivamente poi il Bari è riuscito a sistemarsi stringendo lo schieramento della squadra in zona palla con le diagonale di Maita e Benedetti a coprire gli spazi alle spalle della pressione e con tanti utili rientri difensivi di Walid Cheddira.


Non possiamo esimerci dal discutere le sostituzioni di Mignani, vi hanno convinto? 

Nicola L. - Ci sono due aspetti per i quali non concordo con i cambi di Mignani: il primo è di campo, il secondo di messaggio dato a giocatori, squadra ed ambiente.

Riguardo il primo, togliere la pulizia del possesso dato da Ruben Botta per inserire Ceter mi ha lasciato davvero di sale mentre seguivo la partita in diretta. Fatico a capire quale possa essere stata la ratio dietro questa scelta, se non cercare di spostare il gioco sulle fasce e cercare di rendersi pericolosi con lanci e palle alte. Tuttavia la partita, a mio parere, fino a quel momento aveva mostrato altro, ossia che la difesa del Genoa era molto perforabile se affrontata con giocate in verticale e palla a terra, per cui cambiare totalmente la strategia non mi è parsa una grande idea.

Riguardo il secondo aspetto, temo che la sostituzione di Ruben Botta sia stata anche un po' punitiva nei confronti del giocatore argentino per un paio di giocare che hanno portato alla perdita del pallone, tra cui la palla persa in occasione del fallo poi commesso da cui è scaturita la punizione che ha portato il Genoa sul 2-1. Il messaggio a mio parere è sbagliato: i giocatori che rischiano il dribbling, la giocata rischiosa come Botta devono essere lasciati liberi anche di sbagliare senza punirli, poi non ci lamentiamo se in Italia non abbiamo più gente che sappia dribblare o avere iniziativa personale!

Giovanni F. - Sono passate più di 48 ore dalla fine della partita ma le scelte fatte da Mignani continuano a tormentarmi. Al di là dell’eccessivo attendismo nell’ effettuare i cambi, fatico a capire quale fosse l’idea alla base delle sostituzioni fatte. O meglio, lo capisco, ma pur riguardando la partita non ne comprendo il senso.

Nei primi 60 minuti il Bari aveva creato problemi al Genoa grazie alla fluidità nei movimenti dei vari Botta, Cheddira, Folorunsho, ben coadiuvati dai terzini e da Benedetti sulla destra, mentre con la scelta di svuotare il centrocampo per inserire tre attaccanti di cui due oltre il metro e novanta e uno adattato forzatamente sulla destra ha snaturato la squadra e limitato le soluzioni offensive a disposizione. L’idea era quella di raggiungere il fondo e crossare, ma ciò non è mai avvenuto in quanto a destra Salcedo riceveva sempre in situazioni statiche, mentre a sinistra Mazzotta era ormai a corto di benzina.

La scelta risulta ancora più incomprensibile se si considera la presenza in panchina di Mirko Antenucci, che con la sua abilità nel ricevere e agire tra le linee avrebbe potuto dare continuità a ciò che si era fatto nella prima ora di gioco. Gli ultimi 10 minuti, giocati con Ceter spostato sulla sinistra per permettere a Cheddira di affiancare Scheidler al centro dell’attacco, spero di dimenticarli il prima possibile.



Solito gioco: individuate il vostro migliore del Bari ed il vostro peggiore.

Nicola L. - In generale la partita del Bari è stata buona, per cui in tanti meriterebbero il ruolo di migliore e praticamente nessuno di peggiore, ma voglio fare comunque lo sforzo.

Una partita giocata a tutto campo per Walid Cheddira (Fonte: Wyscout).

Come migliore scelgo Walid Cheddira, che ha risposto alla grande alle critiche ricevute per le sue prestazioni al Mondiale; Walino è entrato in campo con la voglia di mangiarsi la partita con i suoi strappi palla al piede ed anche i tanti recuperi difensivi effettuati. In più ha chiuso il suo magico 2022 con il decimo goal in campionato, insomma non gli si poteva chiedere altro.

Come peggiore mi tocca tornare a scegliere Folorunsho: al pari di Cheddira i suoi strappi avrebbero potuto fare molto male alla difesa del Genoa, ma ciò non è accaduto. Resta apprezzabile il suo lavoro in fase di non possesso nel limitare Hefti, ma l'apporto offensivo ritengo sia mancato.

Giovanni F. - Come migliore in campo scelgo Raffaele Maiello, la cui assenza a Reggio non è pesata grazie all’ottima prestazione di Maita ma che resta fondamentale soprattutto nella gestione delle transizioni negative. I dati mi vengono in soccorso per giustificare questa scelta: 9 contrasti vinti su 9 ingaggiati, la maggior parte dei quali contro centrocampisti muscolari e abili nei duelli fisici come Frendrup e Jagiello.

La mappa dei palloni recuperati da Maiello nella partita contro il Genoa (Fonte: Wyscout).

Difficile, quasi impossibile, scegliere un peggiore. Vicari e Di Cesare, pur non essendo inappuntabili come al solito, hanno comunque fornito una prova più che sufficiente (specialmente il primo); mentre Dorval e Mazzotta, nonostante la grande qualità degli avversari di giornata, hanno ben figurato in entrambe le fasi. Punire un subentrato sarebbe troppo ingeneroso, quindi scelgo Benedetti solo per le due grosse occasioni sprecate nel primo tempo. L’assist per il gol di Cheddira è splendido, ma se non avesse cestinato quella palla gol sul finire della prima frazione la partita avrebbe potuto prendere una piega diversa.



Con la partita di lunedì sera è terminato il girone d’andata, che bilancio date sul campionato del Bari e sul resto della B?

Nicola L. - Il 2022 del Bari non può che essere di certo soddisfacente; dopo aver ottenuto il tanto agognato ritorno in serie B questo girone d’andata ha mostrato una squadra costruita per essere al vertice anche del campionato cadetto, forse mostrando quanto il campionato cadetto e la terza serie siano non così lontane come livello. Dopo un intero girone disputato, direi che questo quarto posto ben disegna quanto mostrato sul campo dalla formazione di Mignani ed anche i rapporti di forza esistenti in questo campionato: le tre squadre che hanno chiuso questo anno davanti alla squadra biancorossa sono quelle che hanno mostrato di avere realmente qualcosa in più per ragioni diverse tra loro.

Frosinone e Reggina sono davanti dall’alto di squadre costruite con ottime scelte inserite in un contesto di gioco corale ben riconoscibile che ha consentito loro di meritare le prime due posizioni in classifica; il Genoa, invece, è stato costruito con lo scopo di dominare il campionato ma non ci è riuscito in quanto la rosa non era adatta alle idee di gioco di Blessin, per cui il percorso iniziato con Gilardino, adesso, è quello di mettere al centro le individualità rispetto ad un sistema di gioco specifico, un compromesso indigesto all’allenatore tedesco e che gli è costato la panchina.

Per il resto, la risalita del Pisa è un qualcosa a cui le prime quattro della classifica dovranno guardarsi seriamente: la formazione toscana ha mostrato tutta la sua forza nella gara disputata al San Nicola poche settimane fa, andando in difficoltà solo quando è andata in inferiorità numerica: le individualità a disposizione di D’Angelo e la struttura solida ricostruita dal tecnico abruzzese dopo la tragica parentesi Maran rendono Morutan e compagni la reale minaccia per la promozione diretta ed anche per le velleità del Bari, che vedo un gradino al di sotto di queste quattro squadre.

Quindi, escludendo il Pisa, il Bari è meritatamente davanti al resto delle contendenti, con diverse squadre partite sotto squilli di tromba ma che hanno mostrato di non essere in grado di esprimere un gioco in grado di fornire continuità di rendimento: mi riferisco a Benevento, Spal, Cagliari ed anche il Como, squadre che per motivi diversi hanno anche cambiato allenatore per invertire la rotta ma hanno proposto davvero poco in termini di gioco e di valori e che dovrebbero anche riaprire un discorso su come alcuni ex calciatori ottengano con eccessiva facilità il patentino di allenatore schiaffeggiando a due mani la meritocrazia ed il senso del percorso necessario a diventare un allenatore di calcio.

Fatta questa opportuna panoramica sul campionato, torniamo al Bari: io credo che il lavoro di Ciro Polito e della società vada solo premiato e che la piazza e gli addetti ai lavori debbano lasciare carta bianca alle scelte del direttore sportivo biancorosso nonché alla programmazione che ha in mente la proprietà. Da più parti leggo appelli a costruire una squadra che vada subito in serie A, una richiesta comprensibile se parte da un tifoso che ha voglia di sognare il ritorno del Bari nella massima serie, ma un po’ meno da addetti ai lavori che dovrebbero avere sufficiente memoria storica per capire che non basta andare a prendere giocatori titolati sul mercato per fare una squadra che vinca il campionato. La storia del Bari è fatta di promozioni in A ottenute con giocatori quasi sconosciuti al pubblico, basti ricordare la squadra di Materazzi del 1994 o quella di Conte nella prima parte della stagione 2008/2009, per non menzionare il famoso Bari di Catuzzi di cui non ha memoria visiva neanche il sottoscritto.

Al contrario, le ultime stagioni della storia del Bari in serie B sono state tutte dei grandi fallimenti nonostante sul mercato venivano acquistati giocatori dai nomi altisonanti ma mai inseriti in un contesto corale degno di questo nome, i 4 anni tra la meravigliosa stagione fallimentare ed il fallimento del 2018 evidentemente non ha insegnato nulla a nessuno: la serie A si ottiene con un progetto tecnico definito e con giocatori utili ad un sistema stabilito da società ed allenatore, non alimentando le fantasie dei tifosi cercando il nome mediatico. I 50000 del San Nicola dell’altra sera non sono arrivati perché sentivano il profumo di serie A ma semplicemente perché vedono un Bari che se la gioca con tutti e che lascia il campo dando sempre l’impressione di aver fatto la migliore partita possibile, per il vero tifoso del Bari viene questo per primo, i proclami di gloria lasciano il tempo che trovano. Chi ha orecchie per intendere intenda.

Giovanni F. - Difficile non definire positivo questo 2022 del Bari e, nello specifico, il girone d’andata appena mandato in archivio. La squadra di Mignani, nonostante l'obiettivo dichiarato di pensare in primis a confermare la categoria, in 19 giornate non è mai uscita dalla zona playoff, battagliando alla pari su ogni campo, come richiesto dal suo allenatore sin dalla prima giornata.

Oltre ad aver mantenuto un ruolino di marcia solido e costante, ciò che rende positivo il 2022 dei biancorossi va al di là dei risultati e riguarda lo sviluppo e la crescita di giovani calciatori abilmente scelti dal direttore sportivo Polito. Da tanto tempo il Bari non metteva in mostra calciatori di sua proprietà dal potenziale intrigante sia nell’immediato che come asset di valore in sede di mercato. Caprile e Cheddira sono i nomi mediaticamente più noti ai più, ma guardando alla stretta attualità anche la crescita di Dorval fa ben sperare. 

Allargando lo sguardo al resto del campionato i miei giudizi sono abbastanza in linea con quelli dati da Nicola. Anche io, in un ipotetico power ranking basato su ciò che si è visto negli ultimi mesi, posizionerei il Bari intorno alla quinta posizione, con l’auspicio che la realtà possa nuovamente superare le mie aspettative. Reputo il Pisa, attualmente alle spalle dei biancorossi, una forte candidata alla promozione diretta, in quanto oltre ad avere uno dei migliori allenatori della categoria dispone del reparto offensivo migliore del campionato se valutiamo efficacia sotto porta (Torregrossa e Gliozzi), creatività nell’ultimo terzo di campo (Morutan), esplosività e abilità nei duelli offensivi (Tramoni) e risorse dalla panchina (Sibilli e Masucci). Alle spalle o immediatamente prima dei toscani vedo la maggiore qualità nei singoli del Genoa prevalere su progetti tecnici più coerenti ma individualmente meno qualitativi come Frosinone e Reggina.

Nel complesso è un campionato che mi sta soddisfacendo per livello medio, calciatori da seguire e allenatori (non moltissimi in questo caso) con proposte di gioco interessanti.

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