giovedì 25 maggio 2023

Chiacchere da Bar(i) #35 - Recap della stagione regolare di serie B

 

Fonte: Pagina Facebook Lega B.

Come preannunciato la scorsa settimana in questo episodio di Chiacchere da Bar(i) non parliamo di Genoa-Bari, partita che come previsto ha avuto più l'aria dell'ultimo giorno di scuola che di una partita competitiva, bensì con l'aiuto di Marco Lai, Simone Angeletti e Gianluca Losito, io e Giovanni Fasano proviamo a dire la nostra a quattro domande di commento su questa stagione regolare di serie B. Cominciamo.

Eccoci qui a commentare la fine della stagione regolare di serie B, una considerazione generale a tema libero.

Marco L. - Sarò sincero: non sono uno storico appassionato di Serie B. Da cagliaritano sono stato costretto per motivi di tifo a seguire la cadetteria quest’anno e, cercando il lato positivo nel dramma calcistico della retrocessione, è stato emozionante assistere con assiduità a un campionato splendido per diverse ragioni: livello medio delle squadre altissimo, competitività ed equilibrio impareggiabile (la prima in classifica può tranquillamente perdere contro l’ultima senza che si tratti di una sorpresa assolutamente imprevedibile), stadi storici gremiti di tifosi, talenti dal grande futuro e costante sfida tra stili di gioco agli antipodi. 

Dal punto di vista dello spettacolo l’unica cosa che mi sarei auspicato è una lotta più avvincente per la promozione diretta in Serie A, ma sono certo che i playoff daranno soddisfazioni in questo senso. 

Nicola L. - C’era molta attesa per questa stagione del campionato cadetto, un campionato che vedeva davvero tante squadre papabili alla promozione alla vigilia e tante squadre il cui progetto destava molta curiosità.

Alla fine hanno portato a casa la promozione diretta due squadre appartenenti alle due categorie principali del campionato di B: il progetto basato sui giovani in rampa di lancio e su un’identità di gioco ben definita (il Frosinone) e l’instant team carico di giocatori superiori alla categoria che puntano sulla propria superiorità tecnica e fisica senza un sistema collettivo che faccia sobbalzare dalla sedia (il Genoa).

Alle loro spalle sono successe tante cose, ma forse l’insegnamento più importante è quello che in serie B non puoi permetterti di non avere un progetto tecnico coerente. Le retrocessioni di Spal e Benevento sono un gigantesco monito per tutte quelle società che credono di poter ottenere risultati solo investendo in cartellini di giocatori dal grande fascino mediatico. A questo discorso credo debba essere aggiunto anche il Pisa, che nonostante una campagna acquisti di primo livello, non è stata in grado di raggiungere i playoff.

Dall’altra parte chi ha mostrato idee chiare partendo dalla direzione sportiva del club, ha raccolto ottimi dividendi: oltre al Frosinone, il campionato di Bari e Sudtirol rappresentano un bell’insegnamento di cosa si può ottenere quando la linea gerarchica allenatore-direttore sportivo-club è coerente.

Ultima considerazione generale la dedico alla capacità che il campionato di B ha da diversi anni a questa parte di lanciare giovani pronti a giocarsi le proprie chances in serie A, o anche giocatori meno giovani che dopo anni vissuti nei campi di C trovano nella serie cadetta l’occasione per mostrare ad un livello più alto il proprio valore. State certi che i Baschirotto, i Valeri, i Sernicola, gli Hjulmand e chi più ne ha più ne metta visti in opera in serie A quest’anno non sono un’eccezione. 

Giovanni F. - Prima di addentrarmi in questioni prettamente calcistiche, ci tengo a sottolineare come questa sia stata una stagione dominata dal calore delle tifoserie. Forse può suonare un po’ retorico e banale, ma vedere gli spalti gremiti in Serie B non è scontato. La partecipazione del pubblico, ampiamente prevista dato lo spessore delle piazze coinvolte in questo campionato, c’è stata e ha reso ancor più affascinante un torneo che già di per sé gode di un fascino intrinseco.

Virando verso il campo, è fuori discussione che l’exploit del Frosinone e la contemporanea incostanza di squadre attrezzate come Parma, Cagliari e Venezia abbia reso meno avvincente la lotta per la promozione diretta. In compenso, ci sono state diverse squadre che, sorprendentemente, hanno animato la lotta per le posizioni di vertice: penso al Bari, che qui abbiamo seguito settimanalmente, e al Sudtirol, la squadra rivelazione del campionato.

Inoltre, anche questa stagione ha confermato come buona parte delle società abbia compreso che affrontare questo torneo investendo sui giovani sia possibile e, nella maggior parte dei casi, anche fruttuoso. L’anno scorso Lecce e Cremonese hanno fatto scuola, quest’anno lo staff dirigenziale del Frosinone, capeggiato dall’acuto Angelozzi, ha dimostrato di aver imparato la lezione.

Simone A. - I campionati di Serie B sembrano durare 60 giornate e questo passato (almeno per me) non ha fatto eccezione. Penso sia molto difficile vedere da altre parti una tale "volatilità" negli stati di forma delle squadre durante tutta la stagione, segno a mio avviso di un campionato che si regge su equilibri molto sottili modificabili con le idee giuste al momento giusto. 

Quest'anno, come già detto e preannunciato, il livello generale è stato assolutamente notevole, spinto anche dal ritorno di piazze storiche e, soprattutto, con le idee ben chiare. A memoria non ricordo quattro neopromosse nelle prime dieci, due delle quali vedremo ai Playoff. A contraltare di ciò, le squadre partite imbarcando acqua da subito sono finite abbastanza velocemente nei guai finendo di rompere i progetti tecnici abbozzati in estate. Forse abbiamo l'ennesima riprova del fatto che una programmazione indovinata da subito ti risparmia la quantità di energie che metti nel sistemare la situazione. Energie, fisiche e mentali, che poi mancheranno quando conta, come accaduto alle retrocesse

Gianluca L. - Secondo Transfermarkt, 5 delle 7 squadre che hanno concluso il campionato nelle prime posizioni hanno età media o bassissima (Parma 2°, Frosinone 3°) o molto alta (Reggina, Bari e Sudtirol ultime della classe). 

Credo che sia sintomo del fatto che, mentre nel calcio delle principali leghe spesso si dimostri fondamentale avere calciatori al top sotto il punto di vista atletico, in B e a scendere si può spingere maggiormente l’acceleratore su uno dei due elementi, “estremizzando” i connotati anagrafici di una squadra. Non a caso, Frosinone e Parma sono state due squadre molto elettriche (sebbene i ciociari avessero ordine, gli uomini di Pecchia solo a tratti) mentre dall’altro lato gli uomini di Bisoli e Mignani avevano come obiettivo quello di gestire i momenti della partita. 

Non si tratta prettamente di princìpi di gioco (Bari e Frosinone ribaltavano il campo similmente), quanto di binari emotivi della partita (e di serbatoio: il Frosinone ha segnato il 62% dei gol nel secondo tempo). Più in generale, Frosinone e Genoa hanno mostrato che ci sono due modi diametralmente opposti di ottenere la promozione in A: da un lato una squadra con “poche” risorse ma ben utilizzate, dall’altro una che aveva un bacino enorme e ha semplicemente affidato ai giocatori giusti il compito di risolvere le partite (bussare al campanello islandese).

Vi chiedo di scegliere la squadra che più vi è piaciuta e quella che invece ha espresso il calcio peggiore in base a ciò che avete visto.

Marco L. - Sono tante le squadre che si sono messe in bella mostra, e non si tratta di qualcosa di imprevedibile perché sapevamo già ai nastri di partenza che avremmo assistito a una Serie B storica in termini di qualità. È difficile non farsi influenzare dai propri gusti calcistici, ma una squadra che ho guardato con grande piacere è il Parma di Fabio Pecchia, principalmente per la fase di possesso. 

La prima costruzione non risultava mai banale, tanta fluidità e capacità di adattarsi in base alle caratteristiche della prima pressione avversaria. Costruzione 4+1, 4+2, smarcamento fuori linea di uno dei due mediani per alzare fin da subito la posizione del terzino, e in generale giocatori di qualità per farlo (vedi Bernabé nelle partite in cui è stato più coinvolto nella base della giocata piuttosto che in rifinitura). Poi quando davanti hai Franco Vasquez è impossibile non rimanere ammaliati.

Sempre ragionando in termini calcistici penso sia legittimo affermare che non amo il modello di gioco del Sudtirol di Pierpaolo Bisoli, ma ad averne di squadre così che vanno contro lo stile di gioco standardizzato. Personalmente sono rimasto piuttosto deluso dal Perugia, che mi ha dato l'impressione di una squadra poco lucida tatticamente. Va bene la ricerca della verticalità, ma se la conseguenza è la totale assenza di giocatori sottopalla e di preventive allora rischia di rivelarsi una scelta scellerata. 

Nicola L. - La chiamata di Marco sul Parma è sicuramente molto interessante in quanto i ducali hanno sempre mostrato uno spartito di gioco diverso rispetto alle altre squadre di B, un campionato votato a sistemi di gioco più meccanici che fluidi. Il 4-2-3-1 degli emiliani è stato senza dubbio molto interessante, ma le mie scelte cadono su due squadre che hanno dato il proprio meglio giocando con il 4-3-3, e mi riferisco al Frosinone di Grosso ed alla Reggina della prima fase di stagione.

Due interpretazioni diverse del 4-3-3 visto che quello del Frosinone creava gioco includendo le mezzali nello sviluppo della manovra, mentre in quello della Reggina gli esterni venivano serviti più in verticale e le mezzali (Fabbian su tutti) erano chiamate a riempire l’area di rigore. Infine, menzione speciale l'assegno comunque al Cittadella, il cui sistema di gioco non cambia mai nel corso degli anni e ne resta sempre fedele anche in condizioni difficili come quelle di questa stagione. Sono la squadra che esercita in non possesso la maggior pressione sugli avversari e vanno a giocarsela contro chiunque, e questo è sempre da sottolineare positivamente.

Riguardo l’opinione negativa, io scelgo la Ternana: le fere sono una squadra con un gran concentrato di tecnica da centrocampo in su e con un ottimo reparto arretrato in termini di fisicità. Tutti ingredienti che avrebbero suggerito un contesto tattico maggiormente propositivo ma così non è stato: Lucarelli aveva pagato questo calcio molto passivo con l’esonero salvo poi essere richiamato quando neanche Andreazzoli era stato in grado di cambiare volto a questa squadra. Non c’è nulla di illegale in un calcio passivo, ma se il risultato è quello di chiudere la stagione con il maggior numero di expected goal subiti del campionato, forse la scelta non si può certo definire come riuscita.

Giovanni F. - Parto dalla migliore e opto per la scelta più ovvia: il Frosinone. Sin dalle prime settimane, quando ancora faticava a trovare continuità di risultati, la squadra di Grosso mi ha impressionato per  la malleabilità tattica e per la fluidità della fase offensiva. 

Non è comune, in Serie B, trovare squadre capaci di alternare vari registri tattici in base all’avversario di giornata. Questo a Frosinone è stato reso possibile dalla profondità della rosa messa a disposizione di Grosso e, soprattutto, dalla capacità di quest’ultimo di sfruttare al meglio questa abbondanza. In più, da un punto di vista puramente estetico, era sempre piacevole vedere due fini palleggiatori come Boloca e Mazzitelli spartirsi i compiti di regia e modulare i ritmi della squadra attraverso fasi di palleggio più conservative ed altre in cui ricercavano di continuo la verticalizzazione. All’interno di questa struttura tattica sono emersi giocatori come Caso, Oyono, Mulattieri e i due sopracitati che sarà interessante seguire nella massima categoria.

Come delusione invece, considerando qualità della rosa e risorse a disposizione, non posso che citare il Pisa. Ad inizio anno, forse influenzato dall’exploit della stagione precedente e dal mercato fatto, ero convinto che la squadra affidata a Maran potesse nuovamente dire la sua per la promozione diretta, ma così non è stato. 

In difesa l’addio di Leverbe e il calo fisico e atletico di Caracciolo hanno compromesso le fondamenta su cui poggiava l’efficienza della squadra; mentre a centrocampo i vari Nagy e Marin hanno vissuto una stagione molto negativa rispetto alla precedente. 

La fase offensiva è stata illuminata dal talento abbacinante di Morutan e, soprattutto nella prima fase, dall’elettricità di Tramoni, colpevolmente messo da parte nel girone di ritorno. Questa incapacità di far coesistere due talenti così cristallini va imputata a D’Angelo, richiamato dopo un addio controverso e colpevole di non aver ridato organizzazione, idee e brillantezza ad un gruppo che con lui aveva sfiorato la Serie A. Gli uomini per fare una stagione migliore c’erano, ma la sconfitta nella gara che poteva valere i playoff contro la Spal già retrocessa è stata la fotografia di un’annata in cui tutto è andato storto.

Simone A. - Del Parma avete già detto abbastanza, allora vado totalmente dall'altra parte della barricata e cito il Sudtirol. Riconosco alla squadra di Bisoli due capacità molto importanti: consapevolezza dei propri mezzi ed una fervente applicazione del "non fare con più ciò che puoi fare con meno". Come ha giustamente detto Marco, la squadra di Pierpaolo Bisoli non è esattamente la più spumeggiante della Serie B. A dirla tutta, per lunghissimi tratti delle partite neanche giocano a calcio (38.8% di possesso, se un giorno la palla sparisse dal campo sarebbero gli ultimi a farci caso). Eppure, giocare con la loro efficienza difensiva ed offensiva un sistema di gioco come un 4-4-2 fatto esattamente come ve lo immaginate, lo ritengo un risultato assolutamente notevole. 

Delusione probabilmente il Brescia ma non saprei neanche con chi iniziare a prendermela tra i quattro allenatori che si sono susseguiti dentro a questa stagione tribolata. La prima versione di Pep Clotet non sembrava assolutamente malvagia, con il TD Fran Karacic utilizzato a tutta fascia ed un trio di centrocampisti estremamente dinamico composto da Bertagnoli, Labojko e Bisoli. D'altra parte, è mancata anche solo una parvenza di solidità difensiva non appena veniva saltata la prima linea di pressing. Una quantità spropositata di errori individuali, generale mancanza di coordinazione e "senso d'urgenza" sembrano le caratteristiche perfette per descrivere il Brescia di quest'anno a livello difensivo, situazione che quantomeno Gastaldello sta provando a riportare un minimo sotto controllo.

Gianluca L. - Visto che non l’ha fatto nessuno, mi prendo la responsabilità di nominare il Bari come mia squadra preferita di questa stagione. Per bacino d’utenza e forza societaria si dà troppo per scontato il 3° posto finale, ma Mignani ha saputo mantenere equilibrio e continuità di risultati (mai più di 2 sconfitte di seguito) lungo tutta la stagione. 

Il progetto tecnico che hanno costruito il tecnico genovese e il mirabolante Ciro Polito merita lodi: con una forte base proveniente dalla squadra vincitrice dalla C, più alcune scommesse dal piano di sotto, il Bari ha disputato una stagione in cui talvolta non ha convinto come gioco, ma è sempre riuscita a trarre il massimo dalle partite giocate. 

Non era scontato dare fiducia a un giocatore sempre considerato “di categoria” in C come Maita, non era scontato pensare che Di Cesare, a 40 anni e dopo un legamento crociato, fosse uno dei migliori difensori del campionato, non era scontato dare fiducia ad un giocatore sciupone sotto porta come Cheddira che quest’anno da rospo mangia-gol si è trasformato in un principe azzurro fulmineo sotto porta. 

Se per lunghi tratti della stagione il Bari poteva sembrare monocorde, senza supporto dalle fasce e basandosi solo su filtranti, con scarsa iniziativa individuale (un po’ quello che si rimprovera all’Inter al piano di su, per intendersi), da gennaio gli innesti di Molina e soprattutto di Morachioli hanno dato imprevedibilità e sfogo esterno ad una squadra che oggi potrà risolvere i play-off quasi in ogni modo.

La delusione non può che essere la SPAL, retrocessa al termine di una stagione nevrotica. Ad inizio anno, con l’approdo di una certezza come Venturato ed un mercato fatto su misura per lui, gli estensi si candidavano ad un profilo da medio-alta classifica. Un inizio non sfavillante, ma nemmeno disastroso, è costato l’esonero all’ex tecnico del Cittadella. 

Da quel momento è regnata la confusione: alla prima esperienza da allenatore, Daniele De Rossi si è rifugiato in una squadra che sviluppava gioco un po’ troppo arido e prevedibile, con il solo pregio di aver fatto esordire e crescere un giovane di valore come Matteo Prati. L’approdo di Oddo, che pure ha provato a dare una mano alla squadra, è stato la ciliegina su una torta di disastri e confusione che non poteva che concludersi con la retrocessione in C.

Esulando da tattiche e numeri, scegliete la più grande sorpresa positiva e negativa di questo campionato.

Marco L. -Se parliamo di giocatori io sono rimasto colpito specialmente nella prima parte di stagione da Olimpiu Morutan del Pisa. Classe '99, trequartista o all'occorrenza mezzala, tanta qualità in rifinitura ma anche dinamismo e lucidità nelle scelte. Credo abbia le armi già da oggi per farsi notare nella massima categoria. 

Per la menzione speciale in negativo invece nomino una squadra, ossia il Benevento, che con una rosa a mio avviso sulla carta di grande qualità ha fatto un campionato veramente pessimo, a dimostrazione del fatto che le squadre non sono la mera somma di individualità di alto livello.

Nicola L. - In questa stagione la parola sorpresa riesco ad utilizzarla principalmente in senso negativo: ovviamente sulla stagione di Spal e Benevento credo non ci sia molto altro da dire rispetto a quanto non dica la classifica e la lunga lista di allenatori chiamati sulle panchine, discorso che si estende anche al Brescia che rischia, a sua volta, di essere la terza retrocessa eccellente di questo campionato.

Se devo trovare una sorpresa positiva direi che sia il Sudtirol: le vicende estive della squadra neopromossa con l’addio di Javorcic prima e la separazione da Zauli alla vigilia della prima di campionato sembravano porre la formazione atesina come la principale favorita per la retrocessione diretta. Ed invece dopo le prime sconfitte stagionali, con l’arrivo di Bisoli la squadra ha ritrovato quella capacità di togliere spazio agli avversari che li aveva portati a vincere la serie C con numeri difensivi da record. I numeri raccontano di una squadra difensiva ma in realtà ha mostrato di avere qualità ed idee quando era in possesso del pallone. E adesso proveranno a giocarsi le loro chances nei playoff contro la Reggina e poi, eventualmente, contro il Bari.

Giovanni F. - L’efficienza difensiva e la disciplina quasi militaresca del Sudtirol di Bisoli è stata la sorpresa più grande dalla stagione. Vedere la minuzia e l’ordine con cui si muove l’undici di Bisoli è affascinante, anche se non appagante da un punto di vista estetico. 

Guardando ai calciatori invece, il campionato di Walid Cheddira è stato a tratti inspiegabile. Il centravanti marocchino si presentava ai nastri di partenza della stagiona con alle spalle 0 presenze in Serie B e appena tre stagioni tra i professionisti (due da titolare), tutte concluse con un bottino realizzativo inferiore alla doppia cifra. Invece, sorprendendo tutti, l’attaccante del Bari si è abbattuto sul campionato come una supernova, fiaccando la resistenza delle difese avversarie a suon di scatti e attacchi alla profondità. Le 9 reti nelle prime 12 giornate gli sono valse la convocazione al Mondiale, un’esperienza che lo ha  arricchito ma anche debilitato da un punto di vista energetico. I progressi da fare ci sono e sono tanti - deve diventare più affilato tecnicamente e meno frenetico palla al piede -, ma considerando il punto di partenza questa stagione non può che essere valutata positivamente.

Simone A. - Assolutamente d'accordo su Morutan, probabilmente sono ancora condizionato dalla partita di febbraio contro il Perugia ma poche volte ho avuto un'impressione così forte di 21 giocatori "costretti" a reagire al comando di uno. Non so quali siano gli accordi tra Galatasaray e Pisa ma non credo lo rivedremo in Serie B il prossimo anno.

Vorrei anche mettere in mezzo tutto il complesso della stagione del Venezia. Ok il pass per i playoff ma è stata una stagione assolutamente insensata nel suo svolgimento. Forse i lagunari sono il simbolo della volatilità degli stati di forma di questa Serie B, capaci di spegnersi per un mese e mezzo e diventare quasi ingiocabili per quello successivo. In ogni caso, l'interesse attorno all'idea Javorcic è naufragato miseramente ma Vanoli è una scelta azzeccata, consolidando il 3-5-2 e, cosa ancora più importante, riportando in focus Joel Pohjanpalo.

Gianluca L. - Ci speravo ma non ci credevo, ma il campionato di Matteo Brunori è stato un attestato di riconoscenza dell’attaccante umbro ai quasi 2 milioni che il City Football Group ha speso per lui. Due soli digiuni di gol per 5 partite, per il resto una continuità sotto porta impressionante: con la tripletta di Coppa Italia, sono 20 i gol stagionali per lui. Un centravanti atipico, che a tratti mi ricorda Caputo per la leggerezza e la capacità di galleggiare sulla linea del fuorigioco. Unico neo della sua stagione i 4 rigori sbagliati: tanti, è vero, ma non intaccano l’enorme contributo alla causa. A 29 anni, dopo un lungo peregrinare, deve prendersi con pieno merito una chance in Serie A.

Le mie delusioni arrivano da due tecnici su cui puntavo tanto, ma mi sembra non abbiano capito molto delle rose che avevano tra le mani: Blessin e Javorcic. Il primo non è mai riuscito a dare un senso alla fase offensiva genoana, usando troppi giocatori che volevano il pallone sui piedi; il secondo paradossalmente aveva trovato la quadra tattica su cui poi si sarebbe sviluppato il campionato arancioneroverde, ma non è riuscito ad incanalarla nel modo giusto ed è stato esonerato (oltre a non aver avuto la fortuna di disporre nel miglior Pohjanpalo). In ogni caso, spero di ritrovare entrambi presto su una panchina, soprattutto il coach croato a cui assegnerei le chiavi della Reggiana in caso di esonero di Diana.

Ci fosse un premio per l’MVP di questo campionato a chi lo dareste? E quale giocatore ha deluso le vostre aspettative?

Marco L. - Cercherò di togliermi i panni da tifoso e non voterò Gianluca Lapadula (o Marco Mancosu, che ha giocato poco ma è stato il miglior giocatore della squadra). Quando penso all’MVP cerco sempre di premiare un giocatore della squadra che ha vinto il campionato. Nel caso del Frosinone non è facile perché più che una squadra caratterizzata da un individualità di alto livello si tratta di una bellissima orchestra. Voglio premiare però Giuseppe Caso: tecnica, fantasia, velocità, uno contro uno. Nutro tante aspettative per il suo adattamento alla Serie A l’anno prossimo.

Difficile invece scegliere un giocatore che mi abbia deluso. Forse mi aspettavo qualcosa in più da Alfredo Donnarumma, noto bomber di categoria con soltanto un gol all'attivo in questa stagione. 

Nicola L. - Il nome di Giuseppe Caso è stato il primo a venire in mente anche a me, ma ho già il nome alternativo che definirei molto più che una semplice alternativa, e si tratta di Albert Gudmundsson: parliamo di un giocatore che ha chiuso nella top 10 sia in relazione ai tiri effettuati che ai passaggi-chiave forniti.

Gilardino lo ha schierato praticamente da seconda punta del 3-5-2 del Grifone e quando gli ha dato la titolarità senza riserva alcuna, l’islandese ha ripagato a suon di conduzioni palla al piede, inserimenti e imbucate in verticale cambiando volto alla formazione ligure. A questa scelta aggiungo una mia predilezione totale per i giocatori provenienti dall’AZ Alkmaar: mentre per Caso l’impatto con la serie A resta un’incognita, quello di Gudmundsson ci da qualche certezza in più.

Capitolo delusione: per essere definita tale una delusione deve essere riferita a delle aspettative non mantenute. Nel mio caso le mie aspettative su Cesc Fabregas e Radja Nainggolan in serie B erano alquanto basse ma le loro prestazioni credo siano andate al di sotto di queste scarse aspettative, stesso discorso per un nome di minor respiro internazionale ma nome molto pesante per la serie cadetta quale quello di Simeon Tochukwu Nwankwo, meglio conosciuto come Simy, praticamente impalpabile.

Se vogliamo trovare un nome che rientri nella mia definizione di delusione farei il nome di Tom Van de Looi del Brescia, giocatore dal quale mi aspettavo quest’anno un salto di qualità tale da permettergli di essere considerato un giocatore di serie A, ma così non è stato; di certo la situazione che si è creata a Brescia quest’anno non è stata propriamente d’aiuto ma credo che questa stagione sia stata in ogni caso per lui un grosso passo indietro.

Giovanni F. - Per completare il tridente di un’ipotetica Top XI, nomino Gianluca Lapadula come MVP del campionato. In questa Serie B sono stati 4 gli attaccanti che si sono contesi il titolo di capocannoniere - Lapadula stesso, Cheddira, Brunori e Pohjanpalo -, ma l’attaccante peruviano è stato il più costante e  prolifico dei quattro. Lapadula si conferma un cecchino negli ultimi metri, abilissimo nel muoversi in area di rigore e nel generare occasioni dal nulla sfruttando le indecisioni dei difensori. Alle volte sembra sull’orlo di una crisi di nervi, ma è proprio l’intensità con cui vive le partite a renderlo un pericolo costante per gli avversari. 

Mi aspettavo invece qualcosa in più da Andrea La Mantia, reduce da una promozione con l’Empoli da protagonista e da una discreta stagione da comprimario in Serie A. Con la Spal l’avvio di stagione è stato positivo (4 gol nelle prime 5 partite), ma dal gol contro il Venezia è letteralmente sparito. Oltre a lui cito Charpentier, che dopo un’ottima stagione d’esordio a Frosinone mi aspettavo in gran spolvero a Parma, e Leverbe, per cui prevedevo un approdo in A dopo lo scorso campionato e che invece è finito in C con il Benevento.

Simone A.- Provo ad aggiungere la wild card al discorso MVP e mi gioco il buon Eric Botteghin. Non credo di esagerare nel dire che il DC brasiliano sia stato fondamentale nel portare a casa una stagione tutto sommato tranquilla al Del Duca. Difensore solido fisicamente, forte nell'anticipo e con un piede niente male, l'ex Feyenoord è un bel lusso per la B finché il chilometraggio non lo porterà verso il ritiro. A proposito di Ascoli, finisco con l'aggiungere anche Fabrizio Caligara e Michele Collocolo, coppia di mezzali d'assalto che vorrei rivedere assolutamente l'anno prossimo.

Per quanto riguarda le delusioni, ne devo già gestire una sufficiente importante da impedirmi di pensarne ad altre.

Gianluca L. - Chi dice Serie B dice Fabio Lucioni: il mio MVP è lui. Leader di una squadra che senza di lui sarebbe molto più giovane, a proposito di quel discorso di prima sull’età media. Per una squadra che aveva la necessità di accorciare e allungare i reparti al momento giusto, un calciatore come lui è fondamentale.

La mia delusione è Anthony Partipilo, molto calato rispetto ad una stagione, la sua prima in B, in cui riusciva a creare ripetutamente occasioni per una squadra che, va ammesso, funzionava molto meglio di questa Ternana a luce intermittente. Quest’anno il vero Partipilo si è visto solo a tratti.

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