martedì 18 ottobre 2022

Chiacchere da Bar(i) #7 - Bari-Ascoli

Foto: Pagina Facebook SSC Bari.


Settimo episodio di Chiacchere da Bar(i) che coincide con la prima sconfitta stagionale della formazione di Mignani, una sconfitta che ha fatto scendere l'entusiasmo generato dalla striscia positiva di questo inizio di stagione e che ha mostrato qualche limite della squadra nel momento in cui ha dovuto affrontare una squadra che è venuta al San Nicola a non concedere spazi. L'Ascoli ha tagliato fuori i due attaccanti biancorossi dal gioco mentre è stata sufficientemente brava a giocare sui propri punti di forza offensivi, ossia i calci piazzati e le giocate in contropiede, per portare a casa l'intera posta in palio.

Assieme a Giovanni Fasano ci siamo posti tre domande sulla partita di sabato ed abbiamo espresso le nostre opinioni.


Contro l’Ascoli il Bari ha rimediato la prima sconfitta stagionale, che partita è stata quella del San Nicola?


Giovanni F. - Partiamo da una considerazione incontestabile: quella tra Bari e Ascoli è stata una partita brutta. I biancorossi erano chiamati ad una prestazione diversa da quelle fornite nelle ultime tre brillanti vittorie, ma sin dai primi minuti hanno incontrato problemi a cui per l’intero arco dell’incontro non sono riusciti a porre rimedio. L’Ascoli, come ampiamente prevedibile, ha impostato una gara prettamente difensiva, sistemandosi in campo con un 5-3-2 da battaglia con linee strette e compatte. Il Bari, dal canto suo, non è mai riuscito ad imporre il proprio ritmo all’incontro, alternando fasi di possesso lento e sterile ad altre in cui, soprattutto nella ripresa, la frenesia ha preso il sopravvento.

Escluse le due occasioni capitate sui piedi di Antenucci nella prima frazione, i biancorossi non sono mai riusciti ad impensierire l’ex di turno Guarna, concludendo la sfida con appena un tiro in porta a referto. Tra le cause di questa inefficienza offensiva ci sono le prestazioni opache dei due attaccanti e un apporto meno costante delle mezzeali alla fase offensiva. Questo si va a sommare ad un numero inquantificabile di errori tecnici, la maggior parte dei quali commessi dai due terzini.

L’Ascoli ha interpretato bene il piano gara studiato da Bucchi, dimostrando grande compattezza e capitalizzando le pochissime occasioni create. Tra i bianconeri, oltre ai marcatori Simic e Dionisi, spicca la prestazione dell’ex Feyenoord Eric Botteghin, dominante nella difesa dell’area di rigore e mai in affanno nei pochi duelli ingaggiati con gli attaccanti biancorossi.

Nicola L. - Non vi è ombra di dubbio che quella contro l’Ascoli sia stata la prestazione stagionale peggiore del Bari: la squadra di Bucchi si è dimostrata essere a livello tattico quel dilemma che la formazione biancorossa aveva difficoltà a risolvere anche nella scorsa stagione, ossia creare gioco quando tutti gli spazi vengono correttamente occupati dall’avversario.

Il 5-3-2 della formazione marchigiana lasciava costruire i 4 difensori del Bari coadiuvati da Maita senza andare a contestare i due centrali difensivi; le due punte Gondo e Dionisi si disponevano in modo da schermare l’avanzamento centrale con uno che si portava sul centrale in possesso del pallone e l’altro che si occupava di tenere sotto controllo Maita. Non appena si creava la possibilità (passando per i terzini) di servire le mezzali, ecco che i dirimpettai ascolani iniziavano a contestare e sporcare il possesso biancorosso.

Questa situazione ha reso il possesso del Bari molto sterile con la palla che circolava troppo lentamente per mettere in condizione Benedetti e Folorunsho di superare la guardia di Collocolo ed Eramo, inoltre gli esterni hanno svolto un ottimo lavoro nel limitare le sporadiche discese di Pucino e Ricci uscendo aggressivi su di loro mentre l’esterno sul lato opposto scivolava a sostegno della linea difensiva garantendo la superiorità numerica contro i tre attaccanti biancorossi.

Il dato relativo ai passaggi progressivi quantifica a livello statistico le difficoltà del Bari con il pallone tra i piedi rispetto alle altre partite stagionali (Fonte dati: Wyscout).


Il Bari non ha saputo trovare un piano di riserva, abituata a giocare il pallone rapidamente in zona rifinitura per sfruttare le combinazioni tra Antenucci e Cheddira, questo piano è stato sempre ben sventato dalla fase difensiva avversaria grazie ai meccanismi sopra menzionati atti a negare l’accesso in quella zona di campo. Mignani con il cambio di Salcedo al posto di Bellomo ha come voluto dare la responsabilità di questa difficoltà al comportamento dei tre davanti, ma non era lì evidentemente il problema, tanto che nel secondo tempo si è maggiormente acuita la scollatura tra i reparti della formazione biancorossa, questo ha permesso all’Ascoli di portare la partita su binari ancora migliori per lei fino a trovare le reti (più quella annullata a Dionisi) che hanno deciso la partita.



Cosa avrebbero dovuto fare di diverso i biancorossi per impensierire gli ospiti? Chi, tra gli uomini scelti da Mignani, vi ha maggiormente deluso?


Giovanni F. - In partite in cui costruire trame di gioco fluide è praticamente impossibile, è importante tentare di fiaccare la resistenza degli avversari attraverso una pressione costante ma paziente. Il Bari non è riuscito a fare ciò perché ha commesso errori tecnici e anche perché il direttore di gara, estremamente zelante nei fischi da ambo le parti, ha reso ancor più spezzettata la gara.

L’impressione è che i biancorossi, nonostante il lungo apprendistato fatto in C, fatichino ancora ad interpretare le gare contro squadre chiuse, finendo spesso nelle trappole degli avversari. Le caratteristiche dei giocatori, in questo senso, non aiutano, ma avendo a disposizione una rosa ricca e variegata anche Mignani dovrebbe pensare di cambiare qualcosa per questo tipo di incroci.

Parlando di singoli mi hanno deluso le prestazioni di Giacomo Ricci e Leonardo Benedetti. Il terzino ex Parma, pur garantendo il solito generoso apporto in fase offensiva, è stato impreciso e confusionario nelle scelte e nelle esecuzioni tecniche, dimostrando ancora una volta di essere limitato quando riceve in situazioni statiche. Benedetti, invece, si era ben disimpegnato subentrando nelle precedenti gare, dimostrando di essere un elemento spendibile in partite nelle quali è necessario abbassare i ritmi e gestire il possesso. Ieri però il canovaccio della gara era diverso, serviva più intraprendenza palla al piede e più sensibilità nel gestire il pallone in spazi congestionati, e Benedetti ha faticato più di tutti gli altri.

Nicola L. - Credo che il Bari avrebbe dovuto provare a fare qualcosa in più in termini di baricentro e di vicinanza tra costruttori (i quattro difensori più Maita) ed invasori (le mezzali ed i tre giocatori più avanzati). I terzini si sono sganciati poche volte ed anche le mezzali hanno fatto poco movimento con e senza la palla. Per superare lo schieramento così compatto dell’Ascoli era necessario sovraccaricare di giocatori la zona palla, mentre si è cercato in maniera un po’ ottusa di arrivare ai tre davanti in maniera diretta; il Bari non è mai riuscito a creare una situazione di superiorità numerica in nessuna zona del campo, non ha mai cambiato i piano-partita ed ha finito per consegnarsi mani e piedi all’avversario.

La Passmap del Bari lascia poco adito a dubbi sulle difficoltà della formazione biancorossa (Fonte: Wyscout).


Volendo fare l’avvocato del diavolo va fatto notare che questa squadra non può alzare troppo il baricentro e portare troppi uomini in attacco, altrimenti gli avversari rischiano di andare a nozze (gol di Dionisi docet), per cui l’idea è che la partita contro l’Ascoli ha mostrato quanto la coperta sia corta quando l’avversario sa chiudere bene tutti gli spazi.

Detto questo, tanti sono i giocatori che hanno deluso nella partita di sabato, ma se devo proprio fare un nome direi quello di Folorunsho, apparso decisamente molle e fuori ritmo e spesso e volentieri mangiato dal suo avversario diretto (Collocolo è stato un grande protagonista della squadra picena anche nella scorsa stagione). Un grosso passo indietro per un giocatore che ci aveva abituato finora ad un atteggiamento molto più proattivo con la palla tra i piedi e che invece sabato ha contribuito ad isolare le due punte dal resto della squadra. Tuttavia, mi ripeto, non è un singolo giocatore che può essere incolpato per la prestazione di sabato, ma è stata proprio coralmente una partita giocata male.


Come giudicate i cambi effettuati da Mignani? Avreste operato diversamente?


Giovanni F. - A differenza del solito, Mignani è stato tutt’altro che conservativo nelle scelte dei cambi da effettuare. Andando con ordine, ho apprezzato la scelta di inserire sin da inizio secondo tempo Salcedo per aumentare il peso offensivo, mentre ho compreso meno la scelta di bocciare lo schieramento con tre punte pure dopo meno di 15 minuti. Botta è entrato con voglia e determinazione, ma, a causa della densità creata nei corridoi centrali dall’Ascoli, non ha mai ricevuto nella sua zona di comfort. Non abbiamo la controprova, ma mantenendo l’assetto con tre punte il Bari avrebbe potuto abbassare ulteriormente l’Ascoli, e con l’inserimento di una punta fisica cercare di mettere in apprensione la difesa attraverso i cross.

Più che i cambi, ciò che mi ha convinto poco sono state le scelte iniziali di Mignani. Le caratteristiche dell’Ascoli erano ben note, e il momento di difficoltà che vivevano suggeriva il tipo di partita che avrebbero impostato. Al netto di ciò, avrei optato per scelte più coraggiose in alcuni ruoli specifici: perché non provare Bellomo nel ruolo di mezzala destra e Botta, dal primo minuto, sulla trequarti? Perché non riproporre Dorval al posto di un Pucino sempre più simile ad un terzo centrale che ad un terzino fluidificante? Insomma, come detto precedentemente, è forse giunto il momento che Mignani inizi ad escogitare qualcosa di diverso per partite di questo tipo.

Nicola L. - Questa volta mi tocca essere parzialmente in disaccordo con Giovanni: credo che la scelta delle tre punte abbia acuito le difficoltà che il Bari stava mostrando sin dal primo tempo: il problema non stava in ciò che i tre davanti producevano ma il fatto che non riuscivano ad essere serviti a causa di una fase di costruzione e sviluppo dell’azione decisamente statica.

Tornare al trequartista dopo pochi minuti è dimostrazione del fatto che la scelta si era rivelata sbagliata e che, invece, era necessario dare maggiore collegamento ai reparti. Ma il problema è rimasto lo stesso, centralmente non si riusciva a passare e lateralmente i terzini non davano supporto; una soluzione che avrei utilizzato sarebbe stata quella di disporsi come nel secondo tempo della partita contro il Palermo facendo entrare Cangiano e Dorval per sfruttare meglio il campo in ampiezza ed aprire lo schieramento dell’Ascoli, ma anche qui ci sarebbe stato il problema dell’inferiorità numerica in mezzo al campo e forse Mignani non ha ritenuto il caso di permettersi questo rischio.


Sabato prossimo il Bari sarà ospite del Frosinone allo Stirpe, dove i ciociari sono a punteggio pieno: che partita vi aspettate?


Giovanni F. - Prima di ogni considerazione tecnica va detto che sarà importante giudicare la reazione emotiva del Bari al primo KO stagionale. I biancorossi viaggiano da mesi con il vento in poppa, mentre nella trasferta dello Stirpe avranno per la prima volta il vento contrario: il modo in cui approcceranno la gara sarà importante per valutare la dimensione caratteriale di questo gruppo.

Il Frosinone è una squadra che, pur disponendosi in modo diverso, come il Bari dà il suo meglio in contropiede e/o in transizione. Sfruttando l’ottima cerniera di centrocampo composta da Konè e Mazzitelli, i ciociari appena recuperata palla cercano di sfruttare la velocità di Caso e Garritano per risalire il campo e puntare la porta avversaria.. Guardando ai duelli individuali, considerando le caratteristiche e il momento di forma di Caso, per il Bari sarà fondamentale la prestazione difensiva di Pucino, chiamato ad interfacciarsi con una delle migliori ali della categoria.

Per Grosso, come non manca mai di sottolineare, più che la disposizione tattica è importante che la sua squadra si muova in modo armonico in entrambe le fasi, e questo Frosinone è forse la squadra che più si avvicina al suo ideale calcistico. In fase di possesso i tre alle spalle di Moro si muovono in modo dinamico, interscambiandosi in continuazione senza dare punti di riferimento agli avversari. In fase di non possesso prediligono un baricentro medio-basso per evitare di concedere la profondità agli avversari e per sfruttare l’esperienza di Lucioni della difesa dell’area di rigore e la potenza di Szyminski nella gestione dei corpo a corpo. Il rendimento difensivo in casa è impressionante: 4 partite disputate, 0 gol subiti.

Pur non essendo proprio nelle sue corde, mi aspetto che a fare la partita sarà il Frosinone, con il Bari pronto a sfruttare gli spazi che inevitabilmente la squadra di Grosso concederà.

Nicola L. - Prima di andare a Frosinone, mercoledì il Bari va a Parma a giocarsi la qualificazione agli ottavi di finale di Coppa Italia, un risultato che letto così non desta chissà quali fantasie, ma andarsi a giocare questa partita a San Siro contro l’Inter potrebbe essere l’ennesima occasione per mettersi in mostra non solo sul campo ma anche con un eventuale esodo di tifosi biancorossi al Meazza pronti a fare un’altra festa.

Fatta questa premessa, spostiamo nuovamente il focus sulla partita di Frosinone, una partita che si prospetta molto interessante visto che di fronte ci sarà un’altra squadra che sta facendo un campionato decisamente interessante sotto le direttive di una persona che a Bari ha avuto parecchie vedove (a giusta ragione) fino all’arrivo di Ciro Polito: sto parlando di Guido Angelozzi che, con Fabio Grosso in panchina, sta portando avanti una linea verde in Ciociaria che sta dando grosse soddisfazioni al club.

L’anno scorso al Benito Stirpe abbiamo visto brillare le stelle di Zerbin e di Gatti, quest’anno sembra scoccata l’ora di Federico Caso e Ben Lhassine Kone, due giocatori che hanno dato una dimensione molto verticale a questa squadra che l’anno scorso si basava più su un calcio tecnico e di possesso mentre quest’anno tende ad attirare l’avversario nella propria metà campo per poi sganciare le proprie frecce una propria entrato in possesso del pallone.


Fonte chart: SoccermentI.
L’inizio di stagione di Federico Caso è quella di un giocatore pronto a consacrarsi e mandare il suo curriculum al piano superiore indipendentemente da quello che sarà l’esito per la formazione frusinate. Le statistiche parlano di un giocatore che sta creando tantissimo usando il dribbling e le conduzioni palla al piede come arma per mangiare il campo. Solo Man e “Mudo” Vazquez dribblano più di lui mentre non ha rivali in relazione al livello di pericolosità che comportano le sue corse con il pallone (l’expected threat - xT - così come calcolata da Soccerment).

Per questo motivo il contesto tattico - paradossalmente - sarà dalla parte della squadra che riuscirà a dare all'avversario l'onere di giocare il pallone, per cui il rischio di vedere una partita bloccata in stile Cagliari è molto alto. Ed in contesti del genere basterà una singola giocata di Caso da una parte e Cheddira dall'altra a creare le condizioni per inclinare la partita da una parte o dall'altra.

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