venerdì 7 ottobre 2022

Roma e Betis hanno mostrato le rispettive identità

Foto: As Roma

Nella terza giornata della fase a gironi dell'Europa League, la Roma di Jose Mourinho affrontava all'Olimpico il Betis di Manuel Pellegrini in una sfida il cui risultato era forse più importante per la Roma che per la squadra spagnola visto il suicidio giallorosso in Bulgaria della prima giornata. 

Oltre al risvolto di classifica, a rendere interessante la partita era la contrapposizione tra gli stili di gioco delle due squadre, con il calcio fatto di compattezza difensiva e baricentro medio-basso della squadra di Mourinho contro il calcio di palleggio ed iper-tecnico della squadra betica.

La partita non ha riservato sorprese da questo punto di vista, in quanto il confronto tattico si è svolto proprio sulle direttrici volute da entrambi i tecnici con il risultato che ha premiato oltremodo la formazione di Pellegrini, uscita vincitrice dall'Olimpico con una rete di Luiz Enrique nelle battute finali di una partita dove, dando un occhio agli xG, avrebbe meritato di più la formazione giallorossa, ma anche questa affermazione andrebbe rivista per diversi motivi.


LE FORMAZIONI INIZIALI

Mourinho rinuncia a Lorenzo Pellegrini dopo l'infortunio subito nella partita contro l'Inter, per questo motivo il tecnico portoghese ha riproposto Abraham al centro dell'attacco supportato da Zaniolo e Dybala mentre per il resto viene confermato lo schieramento con la difesa a tre protetta dalla coppia Cristante-Matic e con Zalewski e Celik sugli esterni. Dopo poco Celik dovrà uscire per un infortunio causato da uno scontro con Mancini e lasciare il posto a Spinazzola che porterà Mou a spostare Zalewski a destra.

Dall'altra parte il Betis non rinuncia al proprio 4-2-3-1 le cui intenzioni erano ben visibili con la batteria composta da Fekir, Canales e Joaquin a supporto di Willian Jose, ossia riempire la zona centrale della trequarti giallorossa liberando spazio esternamente alle sovrapposizioni dei terzini. Le cose anche qui cambieranno subito con l'infortunio di Fekir che lascerà il posto a Luiz Enrique, ridisegnando lo schieramento offensivo della squadra andalusa.


LO STILE DIVERSO DI ROMA E BETIS

Il modo di giocare delle due squadre rappresentava un'interessante contrapposizione di stili dettata sia dalle idee dei due allenatori che dalla composizione fisica delle due squadre, due elementi molto legati tra essi e che ben identificano società con un'organizzazione tecnica ben definita. Ma adesso andiamo ad analizzare le strategie delle due squadre.

LA TECNICA DEL BETIS

Il gioco del Betis parte da una fase di costruzione ben definita il cui scopo è attirare la pressione avversaria per poi muovere il pallone tra le linee avversarie, questo avviene partendo da uno schieramento in costruzione composto dai 4 difensori e dai due centrocampisti centrali. Come si evince da questa situazione, la Roma ha scelto di lasciare costruire i due centrali difensivi cercando, invece, di tenere sotto controllo la coppia formata da Guido Rodriguez e Guardado, lasciando a loro volta liberi sull'esterno i due terzini in quanto Spinazzola e Zalewski avevano il compito di tenere sotto controllo gli esterni offensivi del 4-2-3-1 del Betis. Godendo di tale libertà, quindi, sia Ruibal da una parte che Miranda dall'altra tendevano subito ad alzarsi attivando una serie di rotazioni posizionali.

In questo esempio possiamo vedere come gli scambi di posizione dei giocatori del Betis permettono loro di manipolare lo schieramento difensivo giallorosso: come detto in precedenza Miranda si alza sulla fascia mentre Joaquin fa il movimento opposto per venire a prendere il pallone, qui la Roma reagisce con Zalewski che va a prendere l'ex Fiorentina, stessa cosa la fa Cristante che abbandona la sua zona di competenza e lascia uno spazio incustodito tra le linee che viene attaccato da Guardado, nel frattempo Mancini era scivolato su Miranda permettendo quindi al messicano di poter ricevere il pallone in una zona estremamente pericolosa del terreno di gioco. 

Un altro pattern che contraddistingue il gioco del Betis è lo sviluppo laterale del gioco: anche qui è essenziale il lavoro svolto dai terzini che si alzano tantissimo sul terreno di gioco e creano triangoli con l'esterno ed il trequartista di parte. La Roma cercava di limitare queste combinazioni pareggiando numericamente il Betis in quella zona di campo, ma questo comportava aprire la linea difensiva ed anche allargare lo spazio tra Matic e Cristante, se a questo uniamo un atteggiamento passivo di Zaniolo su Guido ecco che si genera una situazione con il centrocampista argentino che fa da terzo (anzi quarto) uomo ed imbuca un pallone nello spazio lasciato aperto dove si inserirà Fekir che andrà a colpire il palo.

Obiettivo del gioco laterale della squadra betica era anche quello di muovere lo schieramento della Roma su un lato del campo per poi muovere il pallone dall'altra parte. Questo esempio è abbastanza importante per capire le situazioni che il Betis cercava di creare: Luiz Enrique restava largo a destra, Canales veniva incontro mentre Guido si era mosso alle spalle di Zaniolo che era andato su Ruibal (in basso a sinistra fuori inquadratura). Qui la Roma, dopo i rischi dati dall'approccio iniziale più aggressivo, sceglie di tenere la linea difensiva bassa mentre l'inserimento di Guido costringe la coppia di centrocampo a collassare su un lato lasciando tanto spazio potenziale per la ricezione di Joaquin e Willian Jose in zona rifinitura. Il palleggio iper-tecnico del Betis ha colto impreparata la Roma in termini di letture, complice anche un minore coinvolgimento di Zaniolo e Dybala alla fase difensiva. 

Da una situazione sulla carta simile era nato il pareggio di Guido, con il gioco ribaltato dal lato sinistro a quello destro, la linea difensiva giallorossa resta in copertura della profondità mentre Matic e Cristante devono ancora completare lo scivolamento da un lato all'altro del campo, questo permetterà a Luiz Enrique di muoversi indisturbato, far schiacciare ulteriormente la linea della Roma e liberare spazio per il tiro da fuori di Guido. Una prodezza balistica quella dell'enganche argentino che potrebbe far pensare ad un colpo isolato, ma in realtà tra lui, Canales, Joaquin e Fekir, il Betis ha a disposizione una batteria di tiratori decisamente invidiabile, per cui lasciare che la squadra di Pellegrini potesse usufruire di tutto quello spazio per finalizzare con un tiro da fuori è stata una mossa (voluta, non voluta?) che la Roma non si doveva permettere.

IL GIOCO DIRETTO DELLA ROMA

Il modo di creare gioco da parte della Roma è sicuramente meno basato sul palleggio ed è più portato, invece, a cercare direttrici di gioco verticali, che si tratti di cambi di gioco sugli esterni che di tracce verticali sulla trequarti avversaria. Ho già avuto modo di raccontare ciò in un mio precedente articolo su questo blog.

Fonte: Wyscout
La partita contro il Betis è stata molto complicata per la Roma che ha saputo comunque raccogliere dal suo sacco dei trucchi qualcosa in grado di generare opportunità da rete. In particolare sono state le situazioni di calcio piazzato quelle da dove sono nate le principali conclusioni a rete della formazione giallorossa, ossia il calcio di rigore di Dybala nato da un fallo di mano sugli sviluppi di calcio d'angolo e la grande occasione di Cristante nel secondo tempo. A supportare questa analisi vi è il dato riferito agli attacchi posizionali, ossia quelle azioni costruite non su sviluppo da calcio da fermo, ed in questo caso possiamo notare come il valore delle occasioni create sia pari a 0,42 xG; considerando che, secondo il modello di expected goals di Wyscout, il totale xG della Roma è stato pari a 1,97, si può ben capire quanto sia stato forte il peso dei calci piazzati sulle occasioni da rete create dalla formazione giallorossa. Per cui questo dato andrebbe contestualizzato anche confrontandolo a quanto fatto nella partita di campionato contro l'Atalanta, dove l'incidenza degli attacchi posizionali è stata maggiore. Il volume di gioco creato nella partita di ieri sera da parte della Roma non è stato lo stesso rispetto a quello della partita contro gli orobici, per cui riterrei poco opportuno parlare di underperformance della Roma in questa partita.

Il modo in cui la Roma ha cercato di superare la metà campo è stato abbastanza riconoscibile e cercava di sfruttare alcune difficoltà del Betis nel leggere la posizione di Dybala. Il piano di Mourinho era quello di liberare il suo numero 21 dalle coperture dello schieramento betico e la mossa è stata quella di far giocare a diverse altezze i due esterni in fase di costruzione, per cui vediamo da una parte Spinazzola allineato ai due centrocampisti mentre Zalewski giocava più avanzato. Lo scopo era quello di far andare il pallone alle spalle delle coppia di centrocampo del Betis che si alzavano sui due mediani giallorossi; Dybala si muoveva al lato di Guido e Guardado potendo anche sfruttare della presenza del polacco di Tivoli sulla fascia che teneva impegnato Miranda su quel lato non permettendogli di stringere, cosa che, invece, poteva fare Ruibal sul lato opposto con Spinazzola preso da Canales prima (in questo esempio si è staccato in quanto il gioco si era ribaltato sull'altro fronte) e da Luiz Enrique poi.

Da questo esempio si può ancora più facilmente notare la situazione che si crea a livello tattico, con la Roma che non trovando linee di passaggio filtranti cerca l'attacco diretto su Abraham, qui si nota più nel dettaglio come Zalewski attragga Miranda mentre Ruibal può dedicarsi a Zaniolo, ma questo lascia libero Dybala di ricevere un'eventuale sponda di Abraham, tuttavia questa traccia, seppur potenzialmente interessante, raramente ha trovato successo a causa dell'imprecisione dei passaggi e delle difficoltà del centravanti inglese nel vincere i duelli contro un Pezzella molto aggressivo.

Per questo motivo nel corso della partita più volte Mourinho ha cercato di spingere la squadra ad appoggiarsi sull'ex juventino ed allo stesso tempo richiedendogli di muoversi più per cercare spazi dove ricevere il pallone e giocarlo. Questa è la mappa dei suoi passaggi dove prevalgono evidentemente i passaggi a cercare la profondità o la ricerca del cambio di gioco sulle discese di Spinazzola.






UN SECONDO TEMPO PRUDENTE

Mentre nel primo tempo abbiamo visto Roma e Betis cercare di giocarsi la partita imponendo il proprio gioco, nel secondo tempo le due squadre hanno cercato di aggiustare quelle situazioni che andavano a creare fastidio difensivamente, finendosi dunque quasi per annullarsi e rendere il secondo tempo scarno di conclusioni, soprattutto da parte del Betis, con la Roma che, invece, è stata in grado di crearsi una grossa opportunità da rete con Cristante ancora da sviluppo di calcio d'angolo.


L'ATTENZIONE DELLA ROMA ALLA ZONA RIFINITURA

Il problema della Roma nel primo tempo era quello di trovare il modo per coprire al meglio la zona rifinitura, ossia lo spazio tra linea di difesa e di centrocampo, uno spazio che, a causa dell'atteggiamento passivo della linea difensiva giallorossa ed una minore compattezza tra i reparti ha permesso al Betis di godere di diverse situazioni di superiorità numerica.

La soluzione trovata da Mourinho è stata quella di chiedere, come atteggiamento, una maggiore pressione sul portatore di palla avversario una volta superata la metà campo e, soprattutto, negare ogni ricezioni nei mezzi spazi tra le linee. Per cui, come in questo esempio, abbiamo visto più spesso il centrale di difesa (in questo caso Mancini) spezzare la linea per andare ad aggredire Canales coprendo lo spazio lasciato libero dallo stesso movimento di Cristante a contrasto di Joaquin. Inoltre si può anche notare una maggiore presenza di Dybala a fornire copertura in quella zona, evitando dunque la creazione di potenziali spazi dove potevano inserirsi i mediani del Betis, come visto nel primo tempo. Inoltre in caso di palla riconquistata, l'educato piede sinistro del numero 21 giallorosso avrebbe potuto innescare Zaniolo ed Abraham in contropiede.

Fonte: Wyscout
La poca pericolosità del Betis nel secondo tempo è ben riassumibile dal dato delle conclusioni effettuate nella ripresa: appena tre di queste conclusioni sono giunte dalle parti di Rui Patricio, tuttavia il colpo di testa stranissimo di Luiz Enrique nelle battute finali è stato quello che ha condannato i giallorossi in maniera eccessiva e, soprattutto, non ha premiato l'ottimo secondo tempo in fase di non possesso della squadra di Mourinho.





LA MAGGIORE ATTENZIONE DEL BETIS

Anche il Betis ha aggiustato il proprio schieramento difensivo nella ripresa scegliendo di ripiegare più spesso in situazione di difesa posizionale preferendo lasciare la superiorità numerica ai tre difensori della Roma in costruzione anziché liberare spazio tra le linee esponendo la fase difensiva a situazioni pericolose (tra cui i diversi falli da cui sono nate le situazioni più pericolose a favore della Roma).

Fonte dato: Wyscout.
La progressione del PPDA del Betis nel corso della partita ci mostra chiaramente il cambio di atteggiamento della formazione di Pellegrini nella ripresa, un atteggiamento che in parte può essere dovuto alla necessità di limitare le ricezioni di Zaniolo e Dybala, dall'altra parte perché non aveva più senso scoprirsi nel momento in cui l'onere della vittoria era nelle mani della Roma ai fini del primo posto nel girone. 




Per questo motivo nel secondo tempo abbiamo visto la squadra del tecnico cileno non andare a contestare in parità numerica la costruzione dei tre centrali della Roma, bensì si sono limitai a chiudere il centro ed orientare il possesso giallorosso sulle fasce per poi compattarsi sul lato palla costringendo la Roma a forzare le giocate e andando incontro ad errori di impostazione. La Roma ha cercato di giocarsela mettendo sul tavolo tutta la propria forza fisica sui duelli, ma senza un concreto successo se non quello di tenere l'avversario più lontano dalla propria metà campo. 

Per questo motivo il secondo tempo si è rivelato molto più bloccato del primo e neanche i cambi dei due allenatori sono riusciti a modificare lo spartito. Per questo l'opinione diffusa era che la partita si stesse dirigendo rapidamente sui binari della parità fino alla quasi estemporanea azione del Betis con il cross verso Luiz Enrique e l'incredibile goal che ha deciso la partita.


CONCLUSIONI

Roma-Betis è stata una sfida tattica molto interessante ed aperta, con due stili di gioco molto differenti che le squadre hanno tentato di imporre nel corso della partita. Questo ha permesso alla partita di muoversi sempre sui binari dell'equilibrio ed il risultato di parità sembrava rispecchiare quanto visto in campo (indipendentemente dal dato relativo agli xG che, come spiegato in precedenza, andrebbe meglio contestualizzato).

Nessuna delle due squadre ha sbagliato qualcosa in maniera grossolana, in questo caso entrano in gioco gli episodi per determinare il risultato: e tanto l'occasione di Cristante quanto l'estemporaneità del goal di Luiz Henrique non possono che lasciare l'amaro in bocca ad una Roma che, però, dovrà immediatamente pensare a come giocarsi meglio le proprie carte nella partita di ritorno al Benito Villamarin. Soprattutto perché non è più il solo primo posto a rischiare di essere compromesso.

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