Il mercoledì sera della quarta giornata di Champions League metteva di fronte quattro allenatori desiderosi di emergere nell'élite del calcio europeo, e per farlo si sono messi in gioco in quattro realtà tra le più importanti di quel sottobosco del grande calcio che si trova un gradino sotto i top club ma che ama organizzarsi per cercare di far loro qualche sgambetto per poi convincerli a portarli dalla loro parte.
Questi quattro allenatori sono rispettivamente Xabi Alonso, fresco allenatore del Bayer Leverkusen, Sergio Conçeicao, allenatore del Porto con un'esperienza già più consolidata con il club portoghese, Ivan Tudor, che ha scelto di raccogliere l'eredità di Sampaoli a Marsiglia dopo l'esperienza positiva a Verona, ed infine Ruben Amorim, l'enfant prodige della titolata scuola portoghese, al terzo anno sulla panchina dello Sporting Lisbona.
Le due partite (Leverkusen-Porto e Sporting-Marsiglia) si sono chiuse con due vittorie esterne rese possibili da elementi episodici che hanno indirizzato da una parte la partita di Lisbona ma in coerenza con la superiorità espressa dalla strategia del Marsiglia, e dall'altra la partita di Leverkusen, dove invece il cinismo della squadra portoghese e due rigori generosi hanno permesso un risultato diverso da ciò che abbiamo visto sul terreno di gioco.
Ma ciò che più ci importa in questa analisi è vedere i quattro modi diversi di porsi in campo dei quattro allenatori e come si sono sfidati in questo doppio incrocio.
IL CALCIO POSIZIONALE DI XABI ALONSO
L'arrivo dell'ex giocatore di Liverpool e Real Madrid sulla panchina del Leverkusen ha generato da subito diverse aspettative: dalle interviste ed anche dal suo modo di dirigere la squadra in campo da calciatore, la curiosità nel vederlo all'opera erano tantissime.
Prima di Leverkusen il tecnico basco aveva allenato per due stagioni la squadra B della Real Sociedad, portandola in Segunda Liga nel 2021 ma senza riuscire a centrare la salvezza nella scorsa stagione pur mettendo in luce una serie di talenti del florido settore giovanile dei Txuri-urdin mostrando subito di voler implementare i princìpi del calcio posizionale.
Nella partita di ieri abbiamo visto subito questo approccio con quello che era un 4-2-3-1 di partenza rimasto tale solo in determinate situazioni (tipo la fase di costruzione dal portiere) per poi modificarsi in maniera fluida all'avanzamento della squadra in campo. Con il Porto che tendeva ad indietreggiare molto rapidamente, questa fluidità era atta a cercare spazi per far avanzare il gioco. Qui vediamo la copertura dei cinque canali verticali tipici del gioco di posizione con Xabi Alonso che ha scelto di collocare Adli largo e Diaby come interno per sfruttare internamente le sue corse, per cui una costante utilizzata dal tecnico basco è stata quella di far arrivare il pallone all'ex Tolosa e, sfruttando la sovrapposizione di Koussonou ad attirare l'uscita del terzino in modo da aprire la linea per poi arrivare in area di rigore.
Ciò che si è visto con ancora maggiore frequenza è stata l'aggressività in fase di riconquista del pallone: anche qui il Leverkusen ha giocato sul baricentro basso del Porto per poter portare le proprie marcature preventive fino alla trequarti avversaria, permettendole di recuperare diversi palloni in zone alte del campo per imbastire nuovi possessi, sempre utilizzando il posizionamento sui cinque canali verticali (PPDA pari a 7,71 secondi i dati Wyscout). La mossa ha messo molto in difficoltà il Porto ma non ha trovato traduzione sul tabellino finale, complice anche un rigore fallito da Demirbay ed una serie di interventi miracolosi del portiere Diogo Costa e dei difensori della squadra di Conceiçao.
LA COMPATTEZZA DEL PORTO DI CONCEICAO
Sulle caratteristiche del Porto non ci sono molte sorprese, il lavoro svolto da Conceiçao nella città portoghese ha ormai raggiunto una certa continuità, basandosi su un 4-4-2 molto solido che in fase di possesso si modifica in maniera sempre diversa in base alle caratteristiche dei giocatori in campo. Ne avevo già scritto nella mia analisi della partita giocata all'Olimpico contro la Lazio nella scorsa stagione.
La partita di ieri non è stata proprio una grande esibizione della squadra portoghese che ha massimizzato - al contrario degli avversari - le situazioni favorevoli che si sono create, tra cui la dormita di Koussonou in occasione del goal che ha sbloccato la partita (grande lancio di Diogo Costa e grande giocata di Galeno) ed i due rigori molto generosi che sono stati assegnati (questa due giorni di Champions deve portare diverse riflessioni sull'interpretazione dei contatti in area a livello regolamentare).
|
Una fotografia del match di Leverkusen che non lascia adito a molte interpretazioni (Fonte: Between the Posts). |
A scusante dell'atteggiamento del Porto vi è anche la ricerca di equilibrio che Conçeicao sta cercando per rimodellare la squadra a seguito dell'uscita di Vitinha direzione PSG e Fabio Viera direzione Arsenal, oltre a Francisco Conçeicao direzione Ajax. Per cui l'elemento nucleare del calcio del tecnico portoghese resta il 4-4-2 in fase di non possesso estremamente compatto. In questo esempio possiamo notare - oltre alla solita occupazione dei cinque corridoi da parte del Leverkusen - la strategia con la linea difensiva molto stretta coadiuvata centralmente dai due mediani ed i due esterni pronti a chiudere tra i mezzi spazi e la zona laterale. Una mossa che, sulla carta, toglie spazi all'avversario ma con un baricentro così basso porta l'avversario ad organizzare la riaggressione con maggiore facilità, e da qui sono nati gli affanni difensivi del Porto evidenziati dalle statistiche sopra esposte.
In fase di possesso la mossa di Conçeicao è stata quella di cercare un sovraccarico nella zona di destra del campo per attirare lo schieramento del Leverkusen e cercare Galeno sul lato opposto. L'ex Braga è stata una continua spina nel fianco per la difesa tedesca e Koussonou lo ha sofferto davvero tanto, facendoselo scappare in occasione del primo goal. Il sovraccarico veniva creato scaglionando i due centrali di centrocampo su diverse altezze (uno in zona costruzione, l'altro in zona sviluppo), mentre Otavio partendo da destra si accentrava per fornire una soluzione di passaggio e difendere il pallone; le due punte facevano movimento alternato, uno veniva incontro a fornire una soluzione ulteriore di passaggio, l'altro fissava la profondità. In questo modo si creava l'isolamento per Galeno sul lato opposto. Questa soluzione è stata utilizzata anche per arrivare alle due situazioni che hanno generato i due calci di rigore (ripeto, molto generosi) fischiati nel secondo tempo e che hanno definitivamente orientato il risultato a favore dei portoghesi.
LA CREAZIONE DELLE SUPERIORITA' NUMERICHE DEL MARSIGLIA DI TUDOR
Nella partita di Lisbona il Marsiglia si è imposto con un sonoro 3-0 frutto di una partita ben preparata dalla Ivan Tudor, capace di trovare il modo di far saltare un sistema sempre molto convincente e ben organizzato come quello dello Sporting di Amorim.
Un elemento riconoscibile portato da Tudor in Provenza e mostrato nella partita di Lisbona è stato quello di cercare di muoversi usando i rombi esterni per sviluppare l'azione, il tutto partendo da una fase di costruzione altrettanto riconoscibile che coinvolge i tre centrali difensivi ed i due centrocampisti centrali. Molto importante sotto questo aspetto sono stati i movimenti di Rongier che in costruzione si abbassava quasi in linea con i centrali difensivi permettendo a Mbemba di aprirsi ed allo stesso tempo attirare la pressione dello Sporting per poi sfruttare il meccanismo del terzo uomo con Guendouzi per completare il rombo di sviluppo e muovere lo Sporting su quel lato di campo.
In questa maniera il Marsiglia è riuscito a manipolare lo schieramento difensivo dello Sporting, così è sufficiente una rapida triangolazione coinvolgendo Sanchez o un cambio di gioco passando per i centrocampisti che occupano tutti i canali verticali per creare un lato debole da cui sono arrivati i pericoli per la porta di Amorim e soprattutto il fallo da rigore con conseguente doppia ammonizione di Esgaio che indirizzerà la partita totalmente dalla parte dell'allenatore croato. Da quel momento la partita è stata in discesa per la squadra francese, ma è stata una discesa che ha saputo crearsi con le proprie mani.
AMORIM NON RINUNCIA ALLE PROPRIE IDEE
Se per il Marsiglia la partita è stata in discesa, per lo Sporting la partita è stata subito una grande salita da scalare, una salita che Amorim ha voluto affrontare con le armi tipiche delle sua squadra, con la consapevolezza che credendo nel proprio impianto di gioco si potesse trovare il modo di arginare la squadra marsigliese, soprattutto in inferiorità numerica.
|
Fonte: Wyscout |
La gran parte della partita lo Sporting l'ha dovuta giocare senza poter contare di avere il pallone tra i piedi, e non solo per l'inferiorità numerica in cui si è trovata nel corso della partita, ma anche nelle fasi precedenti ad essa. Una situazione molto scomoda per una squadra abituata a viaggiare su una media di possesso palla superiore al 55% a partita (60% se consideriamo il solo campionato portoghese) e questo disagio lo si è visto nel modo in cui la squadra si è scoperta per cercare di conquistare la palla tenendo i tre attaccanti del 3-4-3 in pressione.
I tre attaccanti erano chiamati a stare molto avanti per ostacolare la costruzione del Marsiglia permettendo ai due centrali di centrocampo di occuparsi degli omologhi marsigliesi Rongier e Veretout, tuttavia il posizionamento di Harit e Guendouzi a venire incontro o alle spalle permettevano al Marsiglia di continuare a far progredire l'azione. Una volta creatasi la situazione in cui c'è da svolgere la fase di difesa posizionale, lo schieramento dello Sporting si trasforma in un 5-2-3 con gli attaccanti esterni che dovrebbero scalare all'indietro sui centrali di centrocampo del Marsiglia e i due mediani occuparsi della difesa della zona rifinitura mentre la linea difensiva a cinque si occupa di coprire la profondità e, allo stesso tempo, cercare di tenere occupati i canali verticali e spostando la linea in direzione del pallone. Questo atteggiamento non ha pagato anche a causa di una scarsa collaborazione degli attaccanti durante i ripiegamenti.
Amorim non ha rinunciato a questi princìpi neanche in inferiorità numerica dopo l'espulsione di Esgaio, scegliendo di togliere dal campo Morita per l'esterno Fatawu, chiedendo a Pote di svolgere le mansioni del centrocampista giapponese ed avere un giocatore in grado contestualmente di mantenere inalterato il livello tecnico dell'attacco. Una mossa che presto si è rivelata non vincente, in quanto per lo Sporting era diventato impossibile difendere con il 5-2-2 scelto dal suo tecnico vista la strabordanza del centrocampo della squadra di Tudor. La scelta di Amorim è stata quella di difendere la profondità e puntare sull'orientamento sulla palla come mossa per fermare il Marsiglia, scegliendo sostanzialmente di morire (sportivamente parlando) con le proprie idee.
CONCLUSIONI
Leverkusen-Porto e Sporting-Marsiglia di ieri sera ci hanno proposto quattro allenatori con vedute calcistiche differenti tra loro, ma tutte unite dal filo comune di provare a rivedere alcuni aspetti del gioco del calcio. Abbiamo vista tanta flessibilità nel muovere i giocatori a seconda delle fasi di gioco e mosse controintuitive per sparigliare le carte.
Queste quattro squadre appartengono a due gironi ancora molto aperti in cui le speranze di passaggio del turno sono molto concrete per tutti. Gli ottavi di Champions o proseguire il cammino europeo in Europa League rappresenteranno delle tappe di crescita importanti non solo per i giocatori di queste squadre ma anche per questi quattro allenatori desiderosi di mostrare il valore delle proprie idee di gioco nei migliori palcoscenici possibili.
No comments:
Post a Comment