Nello scenario inedito di Bucarest, ottavo di finale di grandissimo interesse tecnico e tattico quello tra Atletico Madrid e Chelsea: da una parte la capolista della Liga spagnola in leggera flessione nelle ultime settimane a causa di infortuni e di casi di COVID all'interno della rosa, dall'altra parte il Chelsea che, passato da poche settimane dalle mani di Lampard a quelle di Tuchel, sta riprendendo un cammino che con l'ex bandiera da calciatore sembrava essersi arenato.
Come prevedibile è stata una partita in cui il Chelsea ha tenuto per gran parte del tempo il possesso del pallone mentre l'Atletico ha tentato di chiudere a chiave la propria area di rigore come più volte visto nelle notti di Champions da parte di Simeone, tanto più in un periodo di difficoltà dal punto di vista della forma e con una partita giocata in casa ma a 3000 km da casa e con la necessità, quindi, di non prendere goal che a maggior ragione era dovuta.
Il Chelsea, al contrario di molte altre squadre che da questa situazione tattica ne sono uscite con le ossa rotte, è stata in grado di condurre la partita e manipolare l'avversario al punto di riuscire a trovarne l'errore ed a sfruttarlo grazie ad una spettacolare rovesciata di Olivier Giroud.
LE FORMAZIONI INIZIALI
I due allenatori si presentano in campo in questa sfida con diverse assenze che hanno influito non poco nelle scelte dell'undici iniziale.
Simeone deve rinunciare a tre elementi chiave come il difensore Gimenez ed i due esterni del 3-5-2 con cui ha dominato la Liga per buona parte della stagione, ossia Carrasco e Trippier: tocca, dunque a Llorente e Saul fare gli esterni a tutta fascia, mentre in attacco Luis Suarez è affiancato da Joao Felix ed Angel Correa.
Tuchel, invece, deve rivedere i piani a causa dell'assenza di Thiago Silva, bloccato anche lui da un problema muscolare, per questa ragione schiera una difesa a 3 con Christensen centrale affiancato da Rudiger ed Azpilicueta mentre è confermato in blocco il centrocampo titolare della sua gestione, con Kante che si accomoda in panchina al pari di Chilwell: i centrali di centrocampo sono Kovacic e Jorginho mentre Hudson-Odoi e Marcos Alonso occupano le corsie esterne, in attacco Giroud si affianca a Werner supportati da Mount.
IL 6-3-1 DELL'ATLETICO
Tra una squadra che ama stare con il baricentro basso ed una che ama tenere il possesso, non è necessario un dottorato per intuire quale possa essere stato il canovaccio del match: la squadra di Simeone, anche a causa dell'emergenza e dalla necessità di giocarsi il ritorno senza prendere goal in casa (a proposito, quando la eliminiamo questa regola?) si è rinchiusa al limite della propria area di rigore e soffocare gli attacchi del Chelsea.
Unici momenti in cui la squadra del
Cholo ha provato a cambiare spartito era nelle situazioni di transizione una volta persa la palla in zone avanzate del campo, quello era l'unica situazione in cui la squadra era autorizzata a mantenere più giocatori ad aggredire il pallone in zone avanzate di campo, tuttavia queste situazioni si possono contare sulle dita di una mano anche per merito delle contromisure di Tuchel che vedremo dopo.
Lo schieramento in non possesso dell'Atleti era, quindi un 6-3-1 con il solo Suarez esonerato da compiti difensivi, anche Joao Felix era costretto a dover seguire le discese (sporadiche ma non così rare) di Azpilicueta; Lemar e Correa si accoppiavano agli esterni del Chelsea mentre Llorente si affiancava ai tre centrali difensivi per avere garantita la superiorità numerica con gli avanti dei
Blues.
Ovviamente questo schieramento aveva l'obiettivo di blindare la porta di Oblak, tuttavia il Chelsea ha mostrato grande sicurezza con il pallone tra i piedi ed ha sempre cercato la soluzione per bypassare questo schieramento dell'Atletico Madrid, in particolare non è stata casuale la scelta di Tuchel di mettere dentro dal 1' Olivier Giroud, uno che non ha certo paura a sfidare spalle alla porta o nei duelli aerei i centrali di Simeone: in particolare le sue capacità di giocare di sponda hanno permesso più volte a Werner e Mount di sfondare tramite triangolazioni.
LO SCHIERAMENTO DEL CHELSEA
Se non è stato sorpreso il sottoscritto dall'atteggiamento dell'Atletico Madrid, figuriamoci se potesse mai esserlo Thomas Tuchel che ha mostrato di aver trasmesso alla squadra idee chiare su come affrontare il match.
Il 3-4-1-2 di partenza messo in campo è stato molto più rigido rispetto a quello che abbiamo avuto modo di vedere in Premier League sino ad adesso: Azpilicueta è rimasto sempre molto vicino agli altri due difensori centrali, ed in fase di non possesso la linea difensiva non scivolava a 4 ma passava a 5 in modo tale da evitare situazioni di parità ed inferiorità numerica contro giocatori come Lemar o Joao Felix.
Pur in presenza di un avversario che sostanzialmente lasciava il solo Suarez davanti, Tuchel è stato molto bravo a fiutare il pericolo derivante dalle seconde palle: la tattica dell'Atletico nel primo tempo si basava su attacchi diretti verso Suarez che lottando contro i centrali del Chelsea cercava di indirizzare le respinte nelle zone coperte da Correa o Joao Felix, tuttavia con uno dei centrali pronto a staccarsi proprio allo scopo di contestare la seconda palla, i
Blues si sono costruiti la partita con la certezza che il goal non lo avrebbero mai subito, permettendo loro di concentrare gli sforzi alla ricerca del varco per superare la resistenza difensiva della squadra di Simeone.
In fase di possesso, invece, la costruzione si basava su un rombo il cui vertice alto era Jorginho, ai cui fianchi poi si posizionavano Kovacic e Mount: le capacità del regista italiano nel gestire la palla e nel resistere alla pressione mai tenera di Koke ha permesso alla squadra di Tuchel di muovere la palla in maniera fluida anche in assenza di spazi. I movimenti a turno di Werner, Kovacic e Mount avevano lo scopo di stanare le linee dell'Atletico e cercare linee di passaggio spesso ambiziose che, però, hanno lasciato intuire che il Chelsea fosse in grado di trovare il modo di far male ad un avversario così basso.
COSA E' CAMBIATO NEL SECONDO TEMPO
In realtà la partita non ha cambiato i proprio connotati in maniera sostanziale nel secondo tempo: unica novità di rilievo è stato l'ulteriore tentativo di Tuchel di spezzare le linee dell'Atletico che, da parte sua, ha cercato, soprattutto nelle fasi iniziali, di alzare di qualche metro il proprio baricentro.
La mossa del tecnico tedesco è stata quella di ripristinare in fase di costruzione il 3+2 con Kovacic che si abbassava accanto a Jorginho, con un duplice scopo: non mandare in sofferenza il rombo di costruzione di fronte ad un atteggiamento più aggressivo della prima pressione dell'Atletico e, soprattutto, scaglionare Werner, Mount e Giroud su diverse altezze per testare la reazione della linea difensiva avversaria e capire quali spazi poter sfruttare.
E' proprio su un movimento di Giroud a venire incontro che nasce il goal che decide la partita: il centravanti francese vince un duello aereo con Felipe creando spazi che Alonso e Werner hanno sfruttato per fare arrivare il pallone in area e mettere in affanno la difesa dei
Colchoneros generando l'errore di Hermoso che ha permesso allo stesso Giroud di finalizzare l'azione da lui iniziata con una splendida rovesciata.
CONCLUSIONI
Il Chelsea di Tuchel ha visto premiata la propria pazienza nel cercare l'occasione giusta per portare a casa la vittoria in questa partita: il tecnico tedesco ha saputo capire le complessità di questa partita e di quanto possa generare tarli mentali affrontare un avversario come l'Atletico Madrid, e per questo è stato in grado di mettere in campo una squadra in grado di tenere sotto controllo la partita tagliando fuori dal match Suarez e limitando le possibilità in transizione all'Atletico Madrid.
Nell'ottica del doppio confronto, tuttavia, i giochi non possono certo considerarsi chiusi, tra tre settimane i Colchoneros si presenteranno a Stamford Bridge (o ovunque si giocherò il ritorno) con una condizione fisica e mentale presumibilmente migliore di questa. A questo va aggiunto che il Chelsea non avrà a disposizione per squalifica due pedine che sono fondamentali nelle gerarchie di Tuchel come Jorginho e Mount.
No comments:
Post a Comment