L'esordio dell'Inter di Simone Inzaghi in questa edizione della Champions League ha visto la visita del Real Madrid di Carlo Ancelotti a San Siro in una partita che la squadra nerazzurra ha a tratti dominato salvo poi sgonfiarsi nel corso della partita fino a subire nei minuti finali il goal di Rodrygo che è valsa un'amara sconfitta.
La formazione nerazzurra a livello statistico avrebbe meritato decisamente un risultato diverso, per cui diversi sono stati i fattori che hanno inciso sul risultato rispetto all'andamento della partita, e questo è un elemento su cui la mia analisi su Inter-Real Madrid proverà a fornire i maggiori approfondimenti.
A differenza delle mie solite analisi, questa verterà su un materiale diverso rispetto alle precedenti: dopo la pandemia sono tornato ad osservare una partita direttamente dagli spalti, e da buon match analyst ho pensato bene di farlo da un osservatorio privilegiato, il terzo anello dello stadio Meazza in San Siro.
LE FORMAZIONI INIZIALI
Le scelte di Inzaghi ed Ancelotti sono state sostanzialmente quelle previste alla vigilia e sono state imperniate in primo luogo su una ricerca di uno schieramento molto equilibrato.
L'ex tecnico della Lazio ha confermato il 3-5-2 delle prime uscite stagionali ritrovando Bastoni nella linea difensiva a tre, per il resto stessi uomini visti nella trasferta di campionato a Marassi. Per Ancelotti, invece, qualche rimescolamento rispetto alla gara vinta in campionato contro il Celta Vigo con un passaggio ad una sorta di 4-3-3 in cui Alaba ha preso posto al centro della difesa spostando Nacho sulla sinistra, a centrocampo confermato il trio Casemiro-Valverde-Modric, in attacco Lucas Vazquez ha preso il posto di Eden Hazard.
IL PRIMO TEMPO DOMINANTE DI MARCELO BROZOVIC
Se guardiamo all'andamento della partita, l'Inter avrebbe meritato molto di più, soprattutto nel primo tempo dove ha messo totalmente a soqquadro lo schieramento del Real Madrid; fulcro del dominio della squadra di Inzaghi nei primi 45' è stato senza dubbio Marcelo Brozovic, centro di gravità totale di ogni possesso della squadra campione d'Italia.
L'analisi statistica della sua partita e la sua heatmap ci mostrano abbastanza esplicitamente dove il croato, forse ispirato dalla presenza in campo del suo più titolato connazionale con l'altra maglia, ha preso possesso di quello spazio tra la prima e la seconda linea di pressione madrilena gestendo il pallone con una maestria ed una sapienza da vero leader tecnico.
E' mancato un solo passaggio a raggiungere la quota di 100 passaggi riusciti: di questi passaggi davvero pochi sono stati banali, gli altri hanno sempre permesso alla propria squadra di aprire le maglie dello schieramento dei galacticos e creare, dunque potenziali situazioni di pericolo non opportunamente sfruttate dai suoi compagni per alcune ragioni che andremo ad analizzare di seguito. Non vi è ombra di dubbio che la prima chiave di lettura della partita di ieri stia non solo nella prestazione del numero 77 nerazzurro ma anche di come il Real si sia mosso per cercare di limitarlo, cosa che nel primo tempo non era per nulla riuscita agli uomini di Ancelotti.
Una cosa importante che Brozovic riusciva a garantire era un ottimo scaglionamento della squadra in fase di prima costruzione: il suo posizionamento con e senza palla ha sempre garantito la creazione di situazioni in cui gli spazi tra le linee di pressione del Real (a dire il vero poco organizzate nel primo tempo) venissero dilatati a dismisura generando grandi spazi per una facile risalita del pallone.
Ecco un esempio che ben spiega quanto teorizzato sopra: qui Brozovic si abbassa per andare a ricevere il pallone tra Skriniar a De Vrij creando superiorità numerica contro Vinicius e Benzema; il resto dei giocatori di Ancelotti si ritrae creando tanto spazio per il croato per risalire con la palla al piede e poter quindi scegliere comodamente la giocata da fare una volta attirato verso di se uno dei centrocampisti del Real. Sotto questo aspetto è stato molto importante anche il movimento di Barella, Calhanoglu e Dzeko sempre molto bravi a scaglionarsi per disordinare ulteriormente le linee di pressione madridiste.
Estendendo il discorso all'intera fase di costruzione del gioco da parte dell'Inter, si può notare anche come il movimento a venire incontro di Brozovic crei una linea di costruzione formata da 4 uomini con Skriniar e Bastoni che scivolano verso l'esterno permettendo a Darmian da un lato e Perisic dall'altro di alzarsi fino all'altezza della linea difensiva avversaria: sostanzialmente erano loro due a fornire la profondità alla formazione nerazzurra, per questo motivo sarebbe stato interessante esperire qualche volta la soluzione del pallone alle spalle della difesa per il taglio dei due esterni, movimento che spesso hanno fatto senza palla nel primo tempo senza essere premiati. Se vogliamo trovare un limite strategico nella partita dell'Inter di ieri sta proprio in questo: andava sfruttata meglio la profondità in questo tipo di situazioni.
Qui un altro esempio in cui il lavoro di Brozovic crea una voragine tra prima e seconda linea di pressione del Real: ad approfittarne è De Vrij che parte in conduzione costringendo Modric (cerchiato in rosso) a scalare su di lui liberando, però, Barella, che innescherà un attacco pericoloso in combinazione con Dzeko e Darmian. Seppur con dei movimenti diversi rispetto a quelli della scorsa stagione per via del cambio di caratteristiche del numero 9 (da Lukaku a Dzeko), ieri sera la formazione nerazzurra ha mostrato di prediligere la zona destra per sviluppare e rifinire l'azione per poi sfruttare i tagli da sinistra di Perisic per riempire l'area di rigore assieme a Lautaro e Dzeko.
SAREBBE STATO NECESSARIO UN CALHANOGLU PIU' LUCIDO
Il centrocampista turco arrivato quest'estate dal Milan in luogo di Eriksen è stato chiamato a svolgere diversi compiti nel corso della partita, in alcuni di essi si è destreggiato molto bene, in altri decisamente meno. In particolare in fase di rifinitura spesso e volentieri ha mancato la giusta tempistica per la giocata facendo perdere tempi di gioco alla manovra nerazzurra che sarebbero stati sufficienti per fare ancora più male al Real Madrid nel primo tempo, considerando che, alla fine, le migliori occasioni per la formazione nerazzurra sono arrivate da cross.
In termini di posizionamento in campo, invece, l'ex giocatore di Milan e Bayer Leverkusen è stato spesso bravo a muoversi senza palla ed aiutare Brozovic a disordinare lo schieramento del Real Madrid in fase di sviluppo dell'azione: qui lo vediamo posizionarsi alle spalle di Benzema per ricevere il pallone dal croato con una postura del corpo adatta a muoversi in modo da attirare Valverde verso di se e scaricare a sua volta il pallone verso Dzeko aprendo la difesa del Real. Tuttavia, al momento dell'esecuzione della giocata diverse volte le cose sono andate nel modo sbagliato togliendo all'Inter la possibilità di esporre la difesa avversaria ai propri limiti. Va anche detto che gli errori di esecuzione non sono stati un'esclusiva del turco ieri sera e, molto probabilmente, sono sintomo di una condizione psico-fisica lungi dall'essere ottimale, e questo deve essere, a mio parere, un motivo di grattacapo per Inzaghi considerando che la sconfitta di ieri rende la prossima trasferta in Ucraina contro lo Shakthar di De Zerbi una partita quasi pivotale per le sorti del girone.
LE FASI DI TRANSIZIONE
Per introdurre la parte relativa alle transizioni è opportuno fare una premessa: Inter-Real Madrid non è stata una partita giocata a ritmi insostenibili e sto usando un eufemismo: leggendo le statistiche di Wyscout emerge che il PPDA della formazione nerazzurra è stato pari a 16, quello del Real 13,29. Per chi è digiuno sul tema, il PPDA è un indicatore della pressione delle squadre calcolato sul numero di passaggi concessi all'avversario prima di interromperne l'azione: la correlazione è inversamente proporzionale, minore è il valore dell'indice, più alta è stata la pressione esercitata sull'avversario, e sia Inter che Real sono andati oltre i 10, limite sotto il quale si può convenire che una squadra abbia cercato di dare pressione all'avversario. Inoltre entrambe le squadre hanno superato la soglia di 500 passaggi tentati, a dimostrazione ulteriore che si siano divise ma non contese il possesso del pallone.
Una cosa che l'Inter ha fatto decisamente molto bene ieri è stata quella di bloccare le transizioni del Real su cui ritengo Ancelotti contasse molto sapendo di poter disporre di un giocatore come Vinicius Junior che, se innescato su spazi larghi, può mettere a ferro e fuoco ogni tipo di difesa. Ed invece Inzaghi ha ben intrappolato il brasiliano per buona parte della partita come si evince da questo esempio: Skriniar resta sempre vicino al giocatore brasiliano per contenderne la ricezione, qualora questi decida di proporsi abbassandosi c'è la prima linea di copertura data da Brozovic che è posizionato in modo tale anche da sostenere il tentativo di immediata riconquista da parte di Calhanoglu su Modric. Inoltre si può notare come lo schieramento sia ottimale anche qualora il pallone venga giocato in altre zone del campo con giocatori pronti a scalare sull'avversario che riceve palla per poter ritardare l'azione.
D'altra parte, invece, l'atteggiamento voluto da Inzaghi in fase di non possesso con un 5-3-2 in situazione di difesa posizionale ha reso sostanzialmente impossibile l'utilizzo delle transizioni offensive: qui ritengo ci siano delle responsabilità dell'ex tecnico della Lazio così come è emersa la mancanza di un giocatore come Lukaku (non che questa sia la scoperta del millennio) sopita dal cambio di alcuni meccanismi in fase di possesso ma che esplode in situazioni di questo genere. Per questo motivo ritengo che la scelta di Inzaghi di abbassare in questo modo la squadra in fase difensiva sia stata sbagliata: nel primo tempo il Real mostrava serie difficoltà a costruire e portava pochi giocatori in avanti, si poteva rinunciare a tenere uno tra Perisic e Darmian nella linea difensiva per magari tentare qualche transizione sfruttando la loro corsa che, invece, non poteva essere innescata dovendo essi partire dal limite della propria area di rigore.
In questo caso mi sento di poter dire che qui Inzaghi è chiamato a metterci qualcosa di suo, in quanto questa fase di gioco non può più fondarsi sugli stessi paradigmi implementati da Conte nelle scorse due stagioni in quanto si poggiavano sulle caratteristiche devastanti in progressione di Lukaku.
LA FATICA CONTRO UN REAL PIU' AGGRESSIVO NEL SECONDO TEMPO
Il dominio dell'Inter nel primo tempo è stato giustificato, quindi, dall'ottimo scaglionamento della squadra in fase di costruzione ed un'ottima gestione delle fasi di transizione nonché una fase difensiva molto attenta (forse troppo, come abbiamo visto). Lo stesso dominio non lo abbiamo visto nel secondo tempo perché alla fine Ancelotti qualche cambiamento nell'intervallo lo ha fatto permettendogli di spostare la supremazia territoriale dalla propria parte.
Nel primo tempo la costruzione della squadra madridista era atta ad invitare la pressione dell'Inter che ha avuto gioco facile preoccupandosi di coprire essenzialmente le linee di passaggio verso i tre centrocampisti del Real e spostando la circolazione dei difensori sull'esterno. L'unico elemento che tentava di arieggiare il palleggio della squadra era Luka Modric con i suoi continui movimenti senza palla atti a farsi consegnare il pallone per poi cercare di inventare qualcosa con la sua tecnica. Con i quattro dietro che sostanzialmente restavano bloccati era fin troppo facile per l'Inter bloccare ogni tipo di risalita del campo da parte del Real, costretto il più delle volte a dei lanci lunghi inghiottiti dai centrali nerazzurri.
Nel secondo tempo con l'ingresso di Rodrygo al posto di Lucas Vazquez è scattato il segnale che era il momento di cambiare atteggiamento: così vediamo che l'impostazione è passata da 4 a 3 uomini, con Carvajal chiamato a giocare più alto con Rodrygo che occupava il mezzo spazio fungendo da seconda punta al fianco di Benzema. In questo modo Di Marco era costretto ad abbassarsi lasciando superiorità numerica in costruzione; l'Inter ha continuato a negare il centro ma il Real anche quando non poteva risalire il campo poteva palleggiare più comodamente facendo anche correre a vuoto gli attaccanti ed i centrocampisti, un elemento che ha avuto un incidenza di lungo periodo sulla partita, visto che il goal arrivato al 90' è stato frutto di una supremazia territoriale nel quarto d'ora finale di partita generato dal calo fisico dei nerazzurri.
Il cambio di approccio del Real nel secondo tempo è visibile anche mediante gli aggiustamenti in fase di prima pressione: l'asse Skriniar-De Vrij-Brozovic è stata neutralizzata grazie ad una serie di scalate dei centrocampisti con gli attaccanti che andavano a pareggiare i due centrali dell'Inter con Casemiro e Valverde che si alzavano in appoggio di Modric. Ovviamente questo significava dover affrontare Lautaro e Dzeko in 2 contro 2 ma Ancelotti non ha rifiutato di prendersi questo rischio anche perché, come si vede nell'esempio, erano pronte delle coperture anche da parte di Carvajal. Ma soprattutto nelle poche volte in cui Militao e Alaba non sono riusciti a contenere i due attaccanti avversari non si sono fatti scrupoli nell'usare le maniere forti spendendo un fallo e, nel caso di Alaba, anche un cartellino.
Questa strategia del Real, unita alla maggiore qualità dei cambi a disposizione del tecnico reggiano, hanno permesso ai galacticos di prendere il centro del ring per buona parte della fase finale di partita: non è un caso che il goal della vittoria sia arrivato per mano di due subentrati, Rodrygo e Camavinga.
CONCLUSIONI
Perdere una partita al 90' non è di certo la più piacevole delle sensazioni per un tifoso, stesso discorso può essere traslato alla squadra che sperava di vedere premiato da un risultato positivo un primo tempo giocato su ottimi livelli.
Per cui ciò che Simone Inzaghi porta a casa al termine di questa partita è che esiste una squadra con dei meccanismi ben rodati in grado di poter disporre per almeno 45' di una squadra come il Real Madrid, così come allo stesso tempo ci sono delle potenzialità inesplorate all'interno di questi meccanismi, come l'attacco alla profondità ed una necessità di accelerare il processo decisionale nell'eseguire alcune giocate in rifinitura.
Ma l'ex tecnico della Lazio deve anche portare a casa una scorta di errori commessi nel corso della partita: sarebbe stato opportuno in alcuni momenti della partita sfruttare al meglio la miglior disposizione in campo magari mantenendo un baricentro più alto, così come nei momenti di difficoltà del secondo tempo avrebbe potuto gestire meglio qualche cambio: per esempio Dumfries andava sfruttato maggiormente nelle situazioni di transizione così come Correa sarebbe stato più opportuno vederlo al posto di Dzeko anziché al posto di Lautaro.
A favore del tecnico va però detto che probabilmente alcuni cambi che ha dovuto effettuare sono stati "forzati" dal calo fisico dei suoi giocatori che ha anche causato l'ulteriore abbassamento della squadra nella parte finale di partita ma, come detto in premessa, l'Inter deve risolvere questo problema abbastanza in fretta.
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