giovedì 16 dicembre 2021

La fluidità in salsa olandese di Ajax e AZ Alkmaar


Che il 4-3-3 sia il mantra del calcio olandese non lo scopriamo certo oggi, ma a differenza di quanto visto con le varianti di Zeman, Vincenzo Italiano e Steven Gerrard (senza contare quella di Jurgen Klopp) quanto proposto da Ajax ed AZ Alkmaar nella sfida di domenica, mostra chiaramente quanto Erik Ten Hag e Pascal Jensen lo declinino lasciando grande libertà di movimento ai propri calciatori e studiando accorgimenti al fine di limitare il 4-3-3 avversario fino a renderlo estremamente fluido.

La partita è terminata con la vittoria della squadra di Alkmaar per 2-1 che ha portato come conseguenza l'accorciamento della classifica della Eredivisie adesso comandata dal PSV Eindhoven, non male per il campionato la cui unica rappresentante in Champions ha chiuso la fase a gironi a punteggio pieno e che, invece, non riesce a fare il vuoto in campionato: un buon segnale di salute per la massima divisione olandese.

LE FORMAZIONI INIZIALI

Una cosa che emerge in maniera netta alla lettura delle formazioni iniziali sta nell'età media delle due squadre con i lancieri in campo con 4 giocatori nati dopo il 2000 e l'AZ il cui Jordy Clasie nato nel 1991 era il giocatore più anziano a disposizione di Pascal Jansen.


Mentre il 4-3-3 dell'Ajax è ben riconoscibile nello schieramento iniziale, quello dell'AZ viene indicato in grafica come un 3-5-2 ma vedremo bene come le caratteristiche dei giocatori e la necessità di modellare lo schieramento nelle varie fasi di gioco porti la squadra a schierarsi in diversi modi sul terreno di gioco.


GLI SCHIERAMENTI IN POSSESSO DELLE DUE SQUADRE

A dimostrazione del fatto che parlare di moduli di gioco è un esercizio aleatorio, basta vedere come le due squadre modifichino il proprio schieramento in fase di costruzione per rendersi conto come entrambe ricercassero l'obiettivo di coprire al meglio il campo in ampiezza ed avere superiorità numerica in fase di uscita del pallone.

Lo schieramento dell'Ajax in fase di costruzione vedeva la posizione asimmetrica dei due terzini, con Blind che andava a posizionarsi largo a sinistra in avanti, mentre Rensch restava basso assieme ai due centrali difensivi: se il numero 15 dell'Ajax si staccava, toccava ad Alvarez abbassarsi in linea con i centrali difensivi per garantire la presenza di tre uomini allo scopo di mantenere la superiorità numerica contro i due attaccanti dell'AZ in prima pressione. L'ampiezza a destra invece era data da Antony, il cui duello con Wijndal sarà una della chiavi della partita.

Anche l'AZ seguiva la stessa logica in fase di prima costruzione: la prima linea è composta dai due centrali difensivi più il terzino destro Witry, questo spiega la scelta di Jansen di schierare Sugawara in una posizione di ala, questo perché il giapponese classe 2000 aveva il compito di fornire l'ampiezza a destra mentre sul lato opposto agiva il terzino sinistro Wijndal. La seconda linea di costruzione era composta generalmente da Clasie e Midtsjo con De Wit che, invece, si staccava alle spalle delle linee di pressione dell'Ajax e collegarsi con le punte Pavlidis e Karlsson. Il fatto che il giocatore svedese sia stato utilizzato in questa posizione da seconda punta anziché da esterno sinistro del tridente è una chiara dimostrazione di come il tecnico dell'AZ abbia decisamente rimodulato il proprio 4-3-3 in un 3-2/3-2 in fase di possesso.

Le posizioni medie dell'Ajax mostrano chiaramente la posizione di Blind più alta rispetto a quella di Rentsch e la centralità di Antony e Tadic nel cercare di sviluppare la manovra. Altro elemento identitario della formazione di Amsterdam e che si evince dalla mappa è il baricentro alto della squadra, acuito ulteriormente dalla necessità di dover portare dalla propria parte l'inerzia del match sempre rimasta dalla parte dell'AZ. A differenza di quanto fatto dalla squadra ospite con il proprio centravanti Pavlidis, Haller è stato poco coinvolto nel possesso palla della squadra di Ten Hag: i suoi movimenti a venire incontro per giocare a muro con i centrocampisti avrebbero permesso alla squadra di rompere le linee difensive avversarie, cosa raramente accaduta nel corso della partita.

Dall'altra parte vediamo come la squadra di Jansen sia stata costretta a dover giocare una gara di trincea per lunghi tratti della partita. A livello di posizioni si può notare come la squadra in fase di possesso tenesse Sugawara e Wijndal a dare ampiezza e spettasse a loro anche il compito di legare la fase di costruzione con quella di sviluppo; ma soprattutto si può evincere quante volte la squadra si sia appoggiata sul centravanti Pavlidis per risalire il campo. I suoi duelli con i centrali dell'Ajax hanno spesso dettato alcuni momenti chiave della partita, tra cui il goal con cui il greco ha sbloccato la partita proprio su un'azione originata da un pallone da lui ripulito dopo un disimpegno dei propri compagni di squadra.

L'ORGANIZZAZIONE DELL'AZ IN FASE DI NON POSSESSO


Il dato del possesso palla a fine partita è stato abbastanza chiaro: l'Ajax ha chiuso il match con il 65% di possesso a proprio favore contro il 35% dell'AZ, per questo motivo la partita si è giocata principalmente su come la squadra ospite fosse in grado di rendere sterile il possesso avversario e massimizzare al meglio il proprio.

Anche nella progressione del dato nel corso della partita il pallone è sempre stato prevalentemente giocato dalla formazione ajacide, tuttavia, specie nel primo tempo, la squadra della Frisia ha cercato a tratti di sfruttare la grande qualità a propria disposizione per alleggerire la supremazia avversaria, e va detto che l'obiettivo è stato raggiunto, visto che la prima azione pulita costruita dall'Ajax è arrivata nei secondi iniziali del secondo tempo grazie ad una conclusione di Berghuis su suggerimento di Haller (proprio quel movimento che spesso è mancato nella partita della squadra di Ten Hag).



Questo sta a significare che l'organizzazione difensiva della squadra di Jansen è stata ottimale e ben preparata dal tecnico dell'AZ, il tutto grazie ad una strategia mista tra difesa posizionale e marcature a uomo.

Il primo elemento costante della fase difensiva della squadra di Alkmaar sta nella marcatura quasi a uomo di Wijndal su Antony: come si evince dall'esempio e come abbiamo avuto modo di vedere prima nel descrivere lo schieramento dell'Ajax in fase di possesso, il giocatore brasiliano era l'elemento deputato a dare ampiezza alla manovra della squadra per poi sfruttare le sue infinite qualità tecniche e nell'uno contro uno per generare situazioni di pericolo; vista la centralità del giocatore brasiliano nel sistema di gioco dei campioni d'Olanda, Jansen ha pensato bene di permettere al suo terzino sinistro di occuparsi solamente di lui staccandosi dalla linea difensiva sia su palla laterale che su attacco centrale. Decisivo a questo punto è stato il compito di De Wit che andava a coprire lo spazio che si creava tra terzino e centrale difensivo, assorbendo quindi l'inserimento del giocatore dell'Ajax di turno che andava ad attaccare quello spazio (in questo esempio è addirittura Timber a cercare l'inserimento in quella zona.

Il dato relativo ai duelli difensivi vinti dal terzino sinistro e capitano dell'AZ provano la bontà della scelta strategica dell'allenatore erede di Slot; la grafica, inoltre, ci mostra la grandissima partita anche di Midtsjo e Clasie nel negare gli inserimenti a Gravenberch e Tadic. Per un sistema offensivo così tecnico e basato sulle abilità negli uno contro uno come quello dell'Ajax, trovare una squadra con una strategia difensiva così ben preparata è stato davvero difficile generare pericoli per la porta di Vindhal. Il dato dei 3xG creati dalla squadra di Ten Hag alla fine della partita è frutto di 19 conclusioni la gran parte arrivate nell'arrembaggio finale (e per questo motivo il risultato finale è senz'altro bugiardo) ma soprattutto con una distanza media delle conclusioni di 18,41 metri dalla porta, poco meno di 3 metri in più rispetto alla media delle conclusioni effettuate in stagione dai prossimi avversari del Benfica negli ottavi di Champions League. Sono piccole statistiche che mostrano quanto comunque l'AZ sia stato in grado di limitare una squadra che spesso abbiamo visto arrivare al tiro con facilità irrisoria in questa stagione.

Secondo elemento di riferimento per capire la fase di difesa posizionale della squadra ospite, sta nella trasformazione del modulo di gioco in un 4-4-2 o 4-4-1-1 quando l'Ajax portava il gioco nella metà campo avversaria. Dall'esempio si possono notare le due linee da 4 ed allo stesso tempo si può notare ancora una volta le posizioni di Wijndal e De Wit, gli estremi mancini delle due linee che però adattano la propria posizione rispetto ai movimenti rispettivamente di Antony e dell'incursore dell'Ajax nel mezzo spazio sinistro (che, come abbiamo potuto vedere prima è un compito che poteva essere svolto da Berghuis ma anche mediante l'inserimento di un terzino o di un centrale difensivo, il tutto in nome della fluidità posizionale). In questo modo si può notare come la zona tra le linee sia ben serrata e gli inserimenti in profondità siano ben tracciati.

SI E' GIOCATO TUTTO SULLA PRESSIONE ALTA DELL'AJAX


Un aspetto che non è negoziabile nel sistema di gioco della squadra di Ten Hag è certamente quello di tentare di recuperare il pallone quanto più in alto possibile sul campo, un elemento reso strategicamente ancora più importante quando l'avversario cerca di non concederti spazi, come accaduto nella partita di domenica.

Per questo motivo l'utilizzo dei meccanismi di riconquista palla sono stati parecchio pronunciati, proprio perché la pressione esercitata ha costretto l'AZ ad abbassarsi, per cui riconquistare subito i palloni in zone alte del campo si è rivelato fondamentale per mettere sotto pressione la formazione di Jansen. Questo è il sistema della squadra di casa in fase di prima pressione, con ben cinque giocatori impegnati a contestare l'uscita da dietro avversaria, con un focus particolare sulla zona palla (tipico della scuola Ajax) oltre che ad una pressione individuale sui due centrocampisti avversari. Questo spiega anche il motivo per cui l'AZ abbia dovuto sfruttare prevalentemente i terzini o gli attacchi diretti verso Pavlidis per risalire il campo.

Ecco un esempio in fase di transizione difensiva, con i due centrali difensivi posizionati addirittura più in alto del mediano Alvarez: in questa circostanza il centrale difensivo argentino ha seguito preventivamente Karlsson fino al limite della trequarti offensiva, mentre il centrocampista messicano era in preventiva su Pavlidis. Come si evince non vi è un sistema di coperture preventive di squadra, ma si va alla ricerca del duello individuale a supporto della fase di riaggressione alta della squadra, accettando chiaramente il rischio di prendersi dei contropiedi con 60 metri di campo aperto.

Ovviamente questo atteggiamento ha permesso ai lancieri di avere il controllo non solo del possesso palla ma anche il dominio territoriale (occupato il terzo di campo dell'AZ per il 40% del tempo), nonché un indice PPDA di 8,48 che seppur denotando un valore molto positivo in termini di aggressività, rappresenta un valore superiore alla media stagionale di 7,45, a dimostrazione che Karlsson e compagni siano riusciti più volte di quanto facciano gli avversari affrontati dall'Ajax in questa stagione a superare la pressione esercitata. 

Il posizionamento in transizione offensiva di Karlsson davanti a Pavlidis ha reso spesso possibile la creazione di opportunità in contropiede che hanno generato situazioni di potenziale pericolo come ben visibile dagli esempi sotto, in cui spesso l'Ajax ha affrontato in due contro due gli attaccanti dell'AZ, una situazione che ben esemplifica l'idea di calcio della squadra di Amsterdam nel bene e nel male.




CONCLUSIONI


La vittoria dell'AZ all'Amsterdam Arena è un risultato sicuramente sorprendente e probabilmente premia eccessivamente la pur ottima prestazione della squadra di Jansen. Insomma, nonostante le cessioni di Koopmeiners, Stengs e Boadu, il club della Frisia sta mostrando di poter ricostruire un ciclo ancora competitivo dopo un inizio difficile resosi necessario per assorbire le partenze ed inserire nei meccanismi il principale acquisto stagionale, ossia Vangelis Pavlidis e dare centralità agli altri gioielli presenti in rosa, tra cui Sugawara, Wijndal, Jesper Karlsson e, ultimo ma non meno importante, Dani De Wit, giocatore la cui intelligenza calcistica e il riconoscimento degli spazi lo rendono un giocatore archetipico del talento olandese con un futuro da centrocampista moderno box to box che presto farà gola ai top club in Europa (specie in Premier League). 

La prestazione dell'Ajax non è stata certamente negativa, tuttavia la capacità dell'AZ di limitare i proprio esterni offensivi e gli inserimenti nei mezzi spazi ha tolto molte certezze alla fase di possesso della squadra di Ten Hag che ha provato ad ovviare alle difficoltà sfruttando l'altra grande specificità, ossia il suo sistema di pressione alta che, però, l'ha esposta difensivamente più di quanto preventivato e probabilmente la partita si è decisa proprio lì.

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