martedì 28 febbraio 2023

Chiacchere da Bar(i) #23 - Brescia-Bari

 

Foto: Pagina Facebook SSC Bari

Dieci punti in quattro partite, questo il bottino del Bari dopo la vittoria ottenuta a Brescia e che proietta il Bari al doppio impegno settimanale contro Venezia ed Ascoli con l'obiettivo di svegliarci lunedì prossimo occupando ancora (quanto meno) il terzo posto in classifica in solitaria ottenuto dopo la trasferta del Rigamonti. 

In attesa di questo doppio impegno, assieme a Giovanni Fasano proviamo a commentare la vittoria e la prestazione della squadra di Mignani in Lombardia.

Il Bari si conferma implacabile in trasferta e conquista 3 punti anche a Brescia. Che partita è stata quella del Rigamonti?

Nicola L. - Voglio essere severo ma giusto: il Bari visto a Brescia è stato uno dei peggiori visti in questa stagione. In particolare il secondo tempo della formazione biancorossa mi ha fatto parecchio arrabbiare mentre seguivo la partita: un atteggiamento troppo remissivo e che ha rischiato in diverse situazioni di permettere al Brescia di portare a casa il goal del pareggio, che hanno mancato più per loro errori che per capacità della formazione biancorossa di tenere lontano i pericoli dalla propria porta.

Riguardo il primo tempo, invece, la fase di studio iniziale era necessaria visto che, con l'ennesimo allenatore in panchina, era difficile capire in partenza come si sarebbe schierato il Brescia, poi una volta compresi i punti di forza e debolezza dello schieramento avversario, il Bari ha iniziato a giocare individuando come anello debole dello schieramento il lato sinistro della formazione bresciana, quello del terzino Huard, perforato con grande facilità da Antenucci in occasione del goal che ha sbloccato la partita per poi distendersi al meglio nel corso del primo tempo con quelle combinazioni rapide tra mezzali, terzini e punte che tanto ci piacciono vedere.

I dati sui duelli offensivi della formazione biancorossa una discreta cartina di tornasole sulla cattiva giornata a livello tecnico di molti giocatori. (Fonte: Wyscout).

Ma per il resto ho visto una squadra molto in difficoltà e che ha mostrato molti problemi ad innescare le transizioni, un tipo di situazione che ha dato grande soddisfazioni al Bari quest’anno ma poco sfruttato dalla formazione biancorossa pur essendoci le condizioni migliori per attivarle. 

Giovanni F. - Il Bari torna da Brescia con i 3 punti, l’ottima notizia del primo gol in Serie B di Benedetti e poco più.

     

Dopo un primo tempo condotto a ritmi controllati, rischiando solo in un paio di occasioni e trovando il vantaggio alla prima vera occasione da gol costruita, era lecito attendersi un Bari più sicuro e consapevole nella ripresa, forte di uno stato mentale diametralmente opposto rispetto a quello degli avversari. Invece nel secondo tempo i biancorossi hanno fatto il possibile (e anche di più) per permettere al Brescia di rientrare in partita, graziati solo dalla pochezza offensiva dei padroni di casa.

Sin dalla prima frazione era evidente come il Bari non fosse nella sua giornata migliore. La circolazione del pallone era lenta e orizzontale e, a causa del poco movimento di centrocampisti e attaccanti, consentiva al Brescia di trincerarsi nel proprio 451 senza correre particolari pericoli. Il gol è stato un evento estemporaneo all’andamento della partita: una riaggressione immediata e vincente di Botta ha attivato Antenucci che, con uno splendido cross, ha pescato l’inserimento profondo di Benedetti. Successivamente lo stesso Benedetti ha avuto l’occasione per raddoppiare al termine di una splendida azione corale costruita sull’asse Maita-Botta, ma da quel momento in poi la produzione offensiva del Bari si è fermata.

Nella ripresa la squadra è incappata in un problema con cui da inizio anno convive: la passività in fase di non possesso. I tanti errori tecnici in fase di costruzione hanno permesso al Brescia di guadagnare metri e fiducia, e nella seconda metà del secondo tempo la squadra di Gastaldello ha messo le tende nella metà campo biancorossa costruendo diverse situazioni pericolose. I modesti mezzi a disposizione dell’ex difensore hanno reso questo assedio più confusionario che organico ed efficace, ma il Bari conferma le difficoltà nel gestire il vantaggio senza rintanarsi nella propria metà campo e calare d’intensità.

Nonostante la vittoria, non si può dire che il Bari abbia fornito una buona prestazione. Quali sono stati i problemi riscontrati dalla squadra di Mignani?

Giovanni F. - Alla base della prestazione negativa del Bari c’è sicuramente una giornata di appannamento di diversi giocatori fondamentali nello scacchiere di Mignani. Maiello, ad esempio, è stato meno pulito del solito nella gestione del possesso, Maita meno costante nel supporto alle azioni offensive e Cheddira più frenetico del solito nella gestione di diverse ripartenze potenzialmente letali. Questi singoli fattori sommati ad una specifica gara difficile da preparare sia mentalmente che tatticamente hanno generato una prestazione complessivamente negativa.

Oltre a questo, come ribadito da Mignani in conferenza stampa, è da diverso tempo che la squadra fatica a stare corta sul campo, e questo genera a cascata una serie di problemi. Nel secondo tempo di sabato, ad esempio, per risalire il campo la squadra si affidava solo ai lanci lunghi diretti sulle punte per poi andare a caccia delle seconde palle con uno o al massimo due centrocampisti a supporto. 

Il Bari ha perso tanti palloni sulla propria trequarti, altro segno di una partita molto complicata per la squadra di Mignani (Fonte: Wyscout).

Questa strategia, per forza di cose, ti espone ad un grosso rischio di perdere il possesso, sfilaccia la squadra e costringe i pochi che seguono l’azione a correre all’indietro per recuperare immediatamente le proprie posizioni. La conseguenza di tutto ciò è una squadra meno brillante e intensa in fase difensiva, dove invece, per fare una buona difesa posizionale contro una squadra che costruisce lateralmente per poi rifinire attraverso i cross, è necessaria aggressività sui portatori di palla e rapidità nelle scalate sulle fasce.

Nicola L. - Avevamo previsto nella presentazione del match le problematiche che poteva portare l’ennesimo cambio di panchina al Brescia nel permettere a Mignani di preparare al meglio la partita e così è stato. Il 4-3-3 che diventava un 4-1-4-1 in fase di non possesso permetteva alla squadra di Gastaldello di schermare sempre Maiello e, soprattutto, permetteva a Van de Looi di seguire le tracce di Botta. 

L'attenzione del Brescia nel togliere spazio a Botta e Maiello con van De Looi sull'argentino ed il ripiegamento di Aye sul play biancorosso.

Come nella partita contro il Cagliari alla formazione biancorossa è stato complicato utilizzare il centro del campo per sviluppare il gioco, se non grazie a qualche bella iniziativa in progressione di Benedetti, e questo ha complicato molto la vita alla squadra di Mignani che è riuscita ad uscire da situazioni difficili solo grazie ai tanti errori tecnici commessi dai giocatori del Brescia.

A questo si aggiunge una giornata tutt’altro che buona dei vari Cheddira e dello stesso Botta ed ecco che mescolando questi ingredienti ne è venuta fuori una prestazione molto brutta che, come ha detto Giovanni, ha mostrato il limite di una strategia “attendista” come quella del Bari del secondo tempo: va bene abbassare il baricentro ma devi poi avere un’idea di cosa farci con il pallone quando lo recuperi, e questo non è successo.

Come al solito, il migliore e il peggiore dei biancorossi.

Giovanni F. - Per quello che è stato l’andamento della gara, il mio migliore in campo non può che essere colui che ha sbloccato la partita. Benedetti, che qui avevamo spesso elogiato per il dinamismo e la capacità di coprire tanto campo ripetutamente, ha finalmente trovato un gol che, per la propensione offensiva del suo ruolo, era atteso da diverse settimane. Oltre al primo timbro stagionale non ha fatto mancare la consueta intensità in fase di non possesso, distinguendosi in positivo rispetto ai compagni. Per lui l'obiettivo deve essere quello di acquisire maggiore confidenza nell’ultimo terzo di campo, perché i mezzi atletici e mentali per fare la differenza in questa categoria di sono. In aggiunta, nonostante il gol sbagliato che poteva costare caro, ho apprezzato l’attitudine con cui è entrato in campo Alessandro Mallamo.

Difficile trovare un’insufficienza grave, più semplice citare giocatori che hanno fornito prestazioni opache. Primo tra tutti, secondo me, Ruben Botta. La durezza nei giudizi che nelle ultime settimane stiamo riservando all’argentino è dovuta alle grande aspettative che tutti riponiamo in lui. Anche ieri, come nelle scorse partite, non ha fatto mancare il consueto impegno in entrambe le fasi, ma questa sua tendenza a toccare troppo il pallone quando ne entra in possesso non fa che rendere ancora più stagnante una circolazione del pallone che negli ultimi tempi fatica ad essere fluida. Il picco stagionale di Botta resta la gara interna con la Ternana, in cui ha guidato la squadra agitando la trequarti e consentendo alla manovra di progredire sempre in verticale. Adesso - non solo per colpa sua - sembra quasi l’opposto.

Nicola L. - Dato che Giovanni si è già giocato il nome di Benedetti, allora io voglio sottolineare la prestazione di Mattia Maita: il centrocampista messinese del Bari ha aggiunto alla lista delle sue doti la capacità di scegliere le giuste posizioni in campo da coprire. Con lo schieramento del Brescia a complicare la costruzione del Bari, l’ex Catanzaro non ha esitato più volte ad affiancare Maiello nell’impostazione mettendo a disposizione il proprio fisico per resistere alla pressione esercitata dai centrocampisti delle Rondinelle.

Le posizioni medie ci mostrano il lavoro che si è sobbarcato Mattia Maita nella partita di Brescia (Fonte: SofaScore).

Riguardo il peggiore, oltre a Ruben Botta vorrei dare un voto negativo a Walid Cheddira che, per carità, le sue proverbiali corse a rincorrere palloni le ha fatti, ma ritengo abbia perso qualche duello di troppo che non ha consentito al Bari di risalire il campo nei momenti in cui il Brescia premeva maggiormente per raggiungere il pareggio. Una strategia baricentro basso più contropiede passa dalle sue capacità di bruciare l’avversario diretto, se questo non succede, per il Bari diventa un autogol a livello tattico.

Mercoledì al San Nicola arriva il Venezia di Paolo Vanoli, una squadra invischiata nella lotta per la retrocessione ma che sta vivendo un buon momento di forma. Quali insidie attendono il Bari?

Giovanni F. - La partita di mercoledì sera contro il Venezia mi preoccupa per diversi motivi. Il Bari ci arriva carico e in fiducia da un punto di vista mentale ma con un paio di defezioni pesanti. La prima è quella di Folorunsho, ancora alle prese con un’infiammazione al ginocchio che lo tormenta da diverse settimane, la seconda è quella dello squalificato Maita. Condizioni non ottimali neanche per capitan Di Cesare e Maiello, la cui presenza non dovrebbe però essere in dubbio.

Oltre a questo, il Bari affronterà una squadra in salute da un punto di vista collettivo e con alcune individualità molto pericolose. Il Venezia si schiera con un classico 3-5-2 con due quinti di gamba e qualità - Zampano e Candela - ai quali i due terzini scelti da Mignani dovranno prestare molta attenzione. L’ex Frosinone per caratteristiche ama ricevere il pallone sui piedi e dialogare con i compagni, mentre Candela è più bravo nei movimenti senza palla sul lato debole.

Ovviamente il pericolo principale è rappresentato da Joel Pohjanpalo, capitano e trascinatore della squadra. L’attaccante finlandese è un calciatore completo: tra gol e assist ha contribuito a più del 50% delle marcature del Venezia, assurgendo al ruolo di leader tecnico e anche carismatico dopo la partenza nel mercato invernale di Ceccaroni. Al suo fianco gravita Pierini, una classica mezzapunta con grandi doti balistiche che collega il reparto di centrocampo a quello offensivo. I loro movimenti coordinati potrebbero creare difficoltà al duo difensivo del Bari, per questo sarà fondamentale la presenza in mezzo al campo di Maiello, sempre impeccabile nel lavoro di schermatura.

Il Venezia è una squadra che abbozza fasi di pressing più intenso ad altre più frequenti in cui preferisce difendere con un baricentro medio-basso. Per cercare di inclinare il piano gara a proprio favore il Bari dovrà essere bravo nello sfruttare ogni singola occasione in cui gli avversari concederanno spazio da attaccare. L’espulsione di Hristov priverà il Venezia di un difensore di ottimo livello per la categoria proprio nella zona di campo (centro-destra) in cui agisce Cheddira.

Nicola L. - Come diceva Giovanni, sono tante le preoccupazioni che accompagnano questo turno infrasettimanale: anzitutto gli infortuni e le squalifiche che costringeranno Mignani a trovare soluzioni molto creative, soprattutto per quel che riguarda il centrocampo. 

A questo si aggiunge un avversario che con Vanoli in panchina è diventato particolarmente scorbutico da affrontare. Per studiare la formazione lagunare ho visto la partita contro il Cagliari: una partita che sono riuscito a terminare solo grazie a due moka abbondanti di caffè, il tutto per spiegare che si prospetta un tipo di partita non dissimile dallo stillicidio vissuto contro il Cagliari.

Ma c’è di più, Vanoli sta lavorando in maniera molto attenta sulle soluzioni di cui dispone in rosa: per esempio dopo aver giocato una partita principalmente di contenimento contro la squadra di Ranieri, ad un certo punto ha fatto alzare dalla panchina Johnsen e Cherishev, e date le tante assenze dei biancorossi, questo potrebbe diventare un fattore.

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