martedì 25 febbraio 2020

Cosa vedere degli Ottavi di Champions (Parte II)



Dopo aver presentato la prima metà degli ottavi di finale disputati la scorsa settimana, torno a pubblicare per presentare la seconda metà delle partite in programma basandomi sulle prestazioni più recenti delle squadre impegnate.

Le partite della scorsa settimana ci hanno dimostrato come gli allenatori delle squadre impegnate hanno saputo tener conto delle evoluzioni tecniche e tattiche delle proprie squadre e di quelle degli avversari, per questa ragione abbiamo visto alcuni valori emersi dalla fase a gironi ribaltati nel corso delle gare d'andata, per cui andiamo a vedere cosa può accadere nelle gare in programma stasera e domani.

CHELSEA-BAYERN MONACO


Lo scontro tra la squadra di Lampard e quella di Flick promette grande spettacolo per via dei diversi stili di gioco imposti dalle due squadre: da un lato abbiamo il calcio offensivo e di grande ritmo portato a Stamford Bridge da Frank Lampard che produce tanto volume offensivo ma anche tanti rischi, dall'altra parte il calcio di possesso e verticalizzazioni del Bayern Monaco, decisamente la squadra più in forma del 2020.

Il Chelsea si presenta in emergenza a questo appuntamento, l'assenza di Kante depotenzia tantissimo la squadra di Lampard che, in sua assenza, è costretta a rinunciare alla pressione alta e dunque abbassarsi in fase di non possesso, anche perché affrontare il Bayern Monaco pressandolo molto alto espone la squadra a tanti rischi che un centrocampo formato da Jorginho, Kovacic e Mount non sarebbe in grado di sostenere.

La partita contro il Tottenham ci ha mostrato un Chelsea che ha ovviato a questi limiti utilizzando la difesa a 3, una scelta che riteniamo Lampard replicherà in questo ottavo di finale, tanto più contro una squadra come il Bayern che ha sempre varie soluzioni su come far uscire in maniera pulita il pallone dalla propria trequarti. Contro il Tottenham che chiudeva il centro del campo Lampard ha aumentato la densità centrale inserendo Barkley e Mount lasciando l'ampiezza ai soli quinti di fascia; con un Bayern che, invece, gli esterni li utilizza tanto, Lampard presumibilmente tornerà a schierare almeno uno degli esterni di cui dispone per limitare le sortite di Davies e Pavard.

Date le difficoltà mostrate dal Bayern nel chiudere gli spazi alle spalle della difesa, molta importanza avrà il ruolo di Jorginho e Kovacic nel cercare l'immediata verticalizzazione per gli scattisti a disposizione della squadra, una strategia che contro il Tottenham è valsa il goal che ha sbloccato la partita grazie ad una immediata verticalizzazione del centrocampista italiano addirittura in ricezione di una rimessa laterale battuta da Azpilicueta.









Il Bayern Monaco arriva a questa sfida forte di un 2020 giocato ad altissimi livelli: la squadra allenata da Flick ha lasciato punti quest'anno solo al Lipsia nello scontro diretto disputato due settimane fa mentre ha fatto un sol boccone di tutte le altre squadre affrontate in Bundesliga ed in coppa di Germania. Per i bavaresi questa è la prima vera stagione post Robben-Ribery, ragion per la quale il contesto tecnico andava leggermente rivisto ma tra infortuni e difficoltà a trovare un certo equilibrio la strada è stata molto complessa da percorrere fino alla decisione presa a novembre di esonerare Nico Kovac dopo la pesante sconfitta a Francoforte ed affidare la panchina temporaneamente (?) a Hans Flick; la scelta del nuovo allenatore è stata quella di affidare le chiavi del centrocampo alla coppia Thiago Alcantara-Kimmich allo scopo di rendere pulita l'uscita del pallone dalla trequarti difensiva.

L'analisi delle verticalizzazioni del Bayern nell'ultima partita di Bundesliga contro il Paderborn dimostra che lo scopo del possesso della squadra bavarese sia quello di muovere il pallone per arrivare alla trequarti avversaria e cercare la giocata dai mezzi spazi per liberare Lewandowski in area di rigore o favorire il suo gioco di sponda per gli inserimenti di Goretzka e Thomas Muller. Per cui il nuovo Bayern cerca di muovere il pallone maggiormente per vie centrali e di mantenere il possesso con Kimmich e Thiago, questo anche con scopo difensivo nel tentativo di sopperire alle lacune difensive derivanti dai tanti infortuni che hanno colpito i centrali difensivi e che espongono spesso i bavaresi a rischi difensivi se i centrali vengono presi ai lati dagli attaccanti avversari.


NAPOLI-BARCELLONA


La sfida tra Napoli e Barcellona è una sfida che ha come trait d'union il ricordo delle gesta di Diego Armando Maradona, che visse tra le due città la sua avventura da calciatore in Europa, per questo motivo la prima apparizione in carriera di Leo Messi nello stadio che fu il proscenio delle gesta del giocatore di cui tutti vogliono lui sia l'erede è senza dubbio il principale motivo di interesse per questa sfida.

Dal punto di vista tecnico, invece, l'andamento delle due squadre suggerisce un andamento della doppia sfida abbastanza sbilanciato a favore della formazione blaugrana, tuttavia esistono delle pieghe dei pregi e difetti delle due formazioni che possono dare adito a delle aperture di credito verso la formazione partenopea, specie con riguardo alla partita che si disputerà al San Paolo.

La passmap della partita vinta in Coppa Italia contro l'Inter ci mostra due cose su come Gattuso ha modificato l'approccio della sua squadra dopo i pessimi risultati iniziali: specie quando si gioca contro avversari di un certo livello il baricentro si abbassa, si rinuncia al pressing alto (quello che tanti spazi alle spalle del centrocampo creava durante la gestione Ancelotti), mentre in impostazione i due terzini restano in una posizione non alta per facilitare l'uscita del pallone senza doversi necessariamente fossilizzare nella circolazione alla zona centrale del campo; inoltre dalla passmap si evince chiaramente l'importanza di Diego Demme nello schieramento del Napoli che permette a Ruiz e Zielinski di muoversi in spazi a loro più congeniali, non è un caso infatti che il centrocampista spagnolo sia tornato ad essere quel giocatore influente che era lo scorso anno e soprattutto quello visto nell'europeo Under 21 quest'estate facendo dimenticare l'immagine del giocatore con la valigia pronta già rappresentato nei mesi scorsi; per lui, inoltre, questa con il Barcellona non sarà una partita banale visto che affronterà la squadra che, si dice, sia pronta a mettere mano al portafogli per portarlo via da Napoli, e soprattutto affronterà l'allenatore che lo ha lanciato sui livelli che tutti conosciamo, ossia Quique Setien, suo allenatore ai tempi del Betis. Se Gattuso, come dimostrato nelle partite contro Inter e Juventus, sarà in grado di preparare al meglio la fase di non possesso ingabbiando il giro-palla del Barça ed in fase offensiva riuscirà a sfruttare gli spazi che i blaugrana concedono soprattutto sugli esterni, allora potrà giocarsi al meglio il 17% di chance di qualificazione che, al momento, concede l'algoritmo di FiveThirtyEight.

Il Barcellona è ancora a metà del guado nel passaggio dal sistema di Valverde a quello di Setien, tuttavia i principi di gioco voluti dall'ex tecnico del Betis hanno rivitalizzato una serie di giocatori che sotto la gestione Valverde stavano "normalizzando" il loro rendimento, uno tra tutti sicuramente è Sergi Busquets, diventato subito l'elemento base della fase di possesso voluta da Setien; il suo posizionamento iconico davanti alla difesa è strumentale alla progressione della palla sia per la sua grande capacità di difesa del pallone sia per la capacità di attrarre uomini in pressione su di lui e quindi creare spazio dietro la linea di pressione che permette a De Jong ed Arthur di ricevere il pallone in zone più avanzate rendendo la progressione del pallone ancora più pulita.

La passmap della partita contro il Getafe, il cui pressing è uno dei più temuti della Liga, ci mostra come Busquets cerchi spesso di favorire la risalita del pallone tramite Umtiti per creare spazio e poi servire De Jong e Arthur posizionati a diverse altezze per disordinare le linee difensive avversarie; l'ampiezza è adesso garantita dai due terzini, mentre nelle prime partite della sua gestione Setien preferiva tenere Sergi Roberto basso accanto ai centrali ed utilizzava Fati per dare ampiezza a destra lasciando, però, pochi uomini a riempire l'area viste le caratteristiche di Griezmann e Messi che preferiscono venire incontro; adesso, invece, Fati (o Vidal nella partita contro l'Eibar di sabato scorso) ha il compito di riempire l'area, ma soprattutto se la fase realizzativa, in assenza di Suarez, poteva essere un problema, Setien sa che può contare su un certo Leo Messi che con i suoi 18 goal e 12 assist nella Liga ed i 2 goal e 3 assist in Champions può sopperire in maniera quasi solitaria a questa assenza. I meccanismi di circolazione della palla del Barça sotto Setien stanno notevolmente migliorando ed evolvendosi mostrando un certo agio soprattutto quando l'avversario ama pressare alto, il nuovo Napoli di Gattuso che evita di pressare in maniera aggressiva sarà un test per capire quali sono le potenzialità dei blaugrana in un contesto meno confortevole e l'unico precedente in un contesto simile per Setien è stata la trasferta di Valencia in campionato, terminata con una sconfitta per 2-0 ed una prova di impotenza offensiva senza precedenti.


REAL MADRID-MANCHESTER CITY


Superfluo affermare che quello tra Real Madrid e Manchester City è senza dubbio lo scontro più atteso di questi ottavi di finale, con Guardiola che affronta i suoi grandi rivali, un club che ha speso tanto (troppo per le regole del Financial Fair Play della UEFA) per vincere la coppa contro il club che l'ha vinta più di tutti gli altri; le due squadre si affrontano nel mezzo di una stagione che le sta vedendo avere fortune alterne, dal momento del sorteggio fino ad ora gli eventi hanno portato i favori del pronostico da una parte all'altra ogni settimana.

Il Real Madrid nelle ultime 2 settimane sembra aver smarrito la via che Zidane sembrava avesse disegnato per la sua squadra dopo vari esperimenti ed alternando diversi uomini. La filosofia del club madrileno è sempre stata quella di mettere a proprio agio giocatori di gran talento e farli giocare tutti insieme, una filosofia acuita da Florentino Perez sia nella sua prima presidenza all'inizio degli anni duemila (con Figo, Beckham, Zidane, Ronaldo) sia quando si è insediato per il suo secondo mandato all'inizio dello scorso decennio (e quindi il mercato faraonico del 2009 con l'arrivo di Kaka, Cristiano Ronaldo, Benzema e Xabi Alonso); oggi quella filosofia è plasmata al meglio da Zinedine Zidane che, dal suo avvento in panchina, ha sempre cercato di creare un contesto dove i migliori giocatori a propria disposizione potessero esprimersi al meglio: il Real Madrid delle 3 Champions League consecutive era un'espressione di questo teorema che ora Zidane vuole replicare abbinando ai giocatori che hanno trascinato il Real nel suo primo ciclo, nuovi elementi con caratteristiche diverse e pronti a raccogliere il testimoni dei loro compagni più titolati.

In questo contesto abbiamo visto, dunque, sbocciare il talento di Federico Valverde, centrocampista uruguayano che ha permesso a Zidane di poter tenere insieme Kroos e Modric senza perdere l'equilibrio della squadra grazie alla sua aggressività in fase di non possesso ed alla sua intelligenza tattica in fase di possesso, ulteriore equilibrio veniva dato dall'altro lato del campo da Ferland Mendy, chiamato in causa da Zidane per sostituire l'infortunato Marcelo; con questo nuovo schieramento il Real aveva trovato certezze ed una certa impermeabilità difensiva. In questo contesto l'assenza di Marcelo e Hazard non hanno pesato sull'andamento della formazione madrilena, invece con il loro contemporaneo ritorno in campo il Real ha iniziato a perdere colpi, con il brasiliano che è tornato a dare la sua solita grande spinta sulla sinistra ma, come al solito, con falle in fase difensiva, come si evince dalla spider-chart elaborata da Soccerment confrontando Marcelo con Ferland Mendy; l'inserimento di Hazard, invece, ha costretto Zidane a rinunciare a turno ad uno tra Kroos e Valverde con conseguente sbilanciamento della fase offensiva sul lato sinistro del campo. L'allenatore francese, dunque, si troverà costretto a fare delle scelte per questo doppio confronto, ossia se privilegiare l'equilibrio o continuare in un percorso di calcio offensivo concedendo qualcosa alle spalle del centrocampo; fortuna nella sfortuna, l'infortunio che terrà fuori Hazard nuovamente per lungo tempo, potrebbe togliere a Zidane questo dubbio e schierare nuovamente un centrocampo più equilibrato.

Il Manchester City si presenta a questi ottavi di finale dopo mesi a dir poco intensi, con gli infortuni che hanno falcidiato la rosa di Guardiola, specie nel reparto difensivo, dove ogni errore è stato pagato a caro prezzo fino a creare l'incredibile divario in classifica rispetto al Liverpool; a questa situazione tecnica si è aggiunta la mannaia della sentenza dell'UEFA che ha escluso il City dalle prossime due edizioni della Champions, una sentenza che avrà conseguenze anche a livello di Premier League dove potrebbe arrivare una penalizzazione in classifica e che potrebbe chiudere un ciclo dalle parti dell'Etihad Stadium.

Chiudere questo ciclo alzando la Champions League sembra essere la grande ossessione del club di Manchester ed incontrare il Real Madrid è senza dubbio la prova del fuoco per questo gruppo di giocatori. Anche in mezzo alle intemperie di questi mesi l'identità del Manchester City è sempre ben riconoscibile, con il solito sistema basato sull'occupazione dello spazio di tutti i corridoi verticali del campo per avere più soluzioni di passaggio in avanti; il sistema più utilizzato è il 4-3-3 di base con uno dei due terzini a dare ampiezza (in genere Mendy a sinistra) e l'altro che si accentra per aiutare l'impostazione del regista davanti alla difesa (ruolo assegnato a Rodri in questa stagione).

L'ampiezza a destra è data generalmente da Mahrez che incrocia la propria posizione con Walker se decide di sovrapporsi a destra, oppure con De Bruyne che ha generato gran parte del proprio volume offensivo proprio da quella parte di campo grazie ai suoi cross tagliati sul secondo palo; considerando la debolezza del Real da quella parte di campo difensiva, se Zidane schiererà Marcelo, sicuramente questa sarà la combinazione più utilizzata per generare pericoli; il lato sinistro, invece, ha diverse soluzioni che si basano sugli interpreti: in gare dove il City non può permettersi troppi uomini offensivi, il centro sinistra viene affidato a Gundogan, preferendolo a David Silva che, invece, è chiamato in causa contro squadre che sono meno pericolose in caso di recupero palla; largo a sinistra parte, invece, nominalmente uno tra Bernardo Silva e Sterling, con entrambi aventi il compito di tagliare al centro per riempire l'area e permettere le corse di Mendy sul lato sinistro a dare ampiezza.


LIONE-JUVENTUS


Al momento del sorteggio il Lione era la squadra di seconda fascia più desiderata dalle contendenti in prima fascia, specie per la Juventus che non poteva pescare Napoli ed Atalanta, ossia le altre due meno titolate in quella fascia, e così l'urna si è rivelata davvero molto favorevole per i bianconeri che hanno evitato avversari decisamente più scomodi.

Il Lione aveva iniziato la stagione con propositi molto importanti, con la scelta della società di affidare la guida della direzione sportiva a Juninho Pernambucano e consegnare la panchina a Silvinho, alla prima esperienza da allenatore di prima squadra dopo l'esperienza di vice di Roberto Mancini all'Inter. La scelta nasceva dalla volontà di portare a Lione un calcio maggiormente propositivo rispetto a quello proposto negli anni precedenti da Bruno Genesio che, comunque, aveva portato la squadra lionese ad essere presenza quasi fissa in Champions League. L'esperienza di Silvinho, tuttavia, è durata pochi mesi: come già raccontato nelle pagine di questo blog, dopo una partenza lanciatissimo con due vittorie nelle prime due partite con 8 reti realizzate e 0 subite, il calcio di possesso voluto dal tecnico brasiliano si è rivelato presto infruttuoso e stagnante, così dopo 8 partite senza vittorie e 3 sconfitte consecutive la società ha deciso di rimuoverlo dall'incarico e consegnare la squadra nelle mani di Rudi Garcia.

L'ex tecnico della Roma non ha ancora trovato un sistema tattico definito per la sua squadra, questo principalmente a causa dei vari infortuni che hanno colpito la squadra nel corso dell'anno (in particolare il grave infortunio che ha messo fuori dai giochi per questo doppio confronto sia Depay che Reine-Adelaide), per questo lo abbiamo visto alternare il 4-4-2 al 4-3-3 ed il 4-2-3-1 in parte per venire incontro alle caratteristiche specifiche dei suoi elementi principali, dall'altra per adattarsi all'avversario di giornata. Per ovviare alle assenze il club lionese è tornato sul mercato per rinforzare l'attacco con l'arrivo di Toko-Ekambi dal Villarreal, giocatore utilizzabile come esterno d'attacco, come punta al fianco di Dembele o come suo sostituto e Bruno Guimaraes, centrale di centrocampo di cui si parla un gran bene e che ha esordito a Metz venerdì scorso, inoltre gli infortuni hanno portato Rudi Garcia a lanciare nella mischia due giovani prospetti delle giovanili come Cherki e Caqueret, che nei minuti finora giocati, hanno già espresso qualità importanti, il primo come attaccante di destra nel 4-2-3-1, il secondo come centrale di centrocampo. 

Nella partita giocata a Metz venerdì scorso Garcia ha deciso di schierare la squadra con il 3-4-1-2 lasciando forse intravedere quale sarà il suo obiettivo nella sfida di andata, ossia cercare di coprirsi quanto più possibile per non concedere alla Juventus il vantaggio del goal in trasferta. Con i 3 difensori protetti da Bruno Guimaraes e Tousart il Lione ha chiuso tutti i canali di accesso all'area di rigore, affidandosi invece alle iniziative individuali dei giocatori offensivi e le discese degli esterni per creare qualcosa a livello offensivo.

Per la Juventus, quindi, l'ostacolo principale sarà capire con quale approccio Garcia si approccerà alla sfida, se aspetterà la Juventus chiudendo principalmente i rifornimenti per i tre giocatori offensivi o se, come accaduto con il PSG cercherà di affrontare 1 contro 1 i centrocampisti della Juventus, un approccio che con la squadra parigina non ha pagato i suoi dividendi ma che la Juventus ha mostrato di soffrire particolarmente in campionato nella gara persa a Verona ed a Napoli.

Nelle ultime due trasferte di campionato la Juventus si è schierata con il 4-3-3 certificando il probabile addio al rombo da parte di Maurizio Sarri; come a Napoli il lato preferito del 4-3-3 di Sarri era formato dal triangolo di sinistra formato da Ghoulam-Hamsik-Insigne, il lato preferito qui è diventato quello di destra dove a Verona hanno operato Cuadrado-Betancur-Douglas Costa ed a Ferrara hanno operato Danilo-Ramsey-Cuadrado a causa dell'ennesimo infortunio di Douglas Costa. Siamo molto lontani dagli automatismi della catena di sinistra di Napoli, ma non è neanche corretto avere quel sistema come confronto viste le differenti caratteristiche dei giocatori, tuttavia le passmaps dimostrano (vedi freccie rosse) come la palla fatica tantissimo a progredire verso la trequarti avversaria, a Lione servirà una trasmissione della palla più rapida altrimenti in caso di atteggiamento aggressivo dei francesi si rischia di perdere palloni molto pericolosi a centrocampo che rischiano di mandare in porta i velocissimi attaccanti del Lione, in caso di atteggiamento passivo della squadra di Garcia il pallone rischia di non vedere l'area di rigore avversaria per tutta la partita e non è consigliabile alla Juventus uscire dal Groupama Stadium senza realizzare goal in chiave doppio confronto.

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