Il weekend in arrivo è quello che accompagna al ritorno delle coppe europee con gli ottavi di Champions ed i sedicesimi di finale di Europa League, ma sono tanti gli spunti di interesse nei vari campionati, visto che siamo in quel periodo della stagione in cui il lavoro di programmazione delle varie società può essere giudicato con maggiori dati a disposizione e dove i risultati cominciano ad avere un peso per le sorti della stagione.
Come di consueto per ciascuno dei 5 principali campionati europei ho segnalato la gara da seguire e che ho presentato con i dati a mia disposizione.
SERIE A
Il nostro campionato arriva alla quinta giornata del girone di ritorno in una situazione di classifica poco pronosticabile alla vigilia della stagione, con tre squadre in vetta alla classifica divise da un solo punto, infatti la sconfitta della Juventus a Verona sabato scorso ha mostrato delle difficoltà enormi della formazione bianconera in relazione allo stato di forma di alcuni suoi elementi, il che alimenta le speranze di Inter e Lazio di far cadere dal trono la squadra di Sarri, tuttavia nel prossimo weekend le due squadre dovranno ulteriormente mostrare quanto forte possa essere la loro candidatura affrontandosi nello scontro diretto dell'Olimpico che è la partita che andremo a presentare, inoltre non possiamo non menzionare un'altra grande partita, ossia la sfida di sabato sera tra l'Atalanta e la Roma, un match che avrà un peso non banale nella lotta per il quarto posto tra le due squadre.
LAZIO - INTER (DOMENICA ORE 20.45)
La sfida di domenica sera potrebbe diventare un crocevia per la lotta allo Scudetto, uno scenario che i tifosi interisti speravano di poter vedere realizzato con l'arrivo di Antonio Conte, mentre in pochi si aspettavano di trovare la Lazio così in alto ad inizio stagione, una dimostrazione da ambo le società che una corretta e ben definita programmazione è la strada maestra per raggiungere risultati importanti, cosa che negli anni passati è mancata a chi ha lanciato il guanto della sfida alla Juventus.
La programmazione della Lazio nasce da scelte programmatiche ben definite da parte della società da diversi anni, una lucidità che può apparire sorprendente visti i danni che è capace di fare Claudio Lotito quando non veste i panni del presidente della Lazio; la società bianco celeste ha affidato a Simone Inzaghi (dopo il rapido naufragio del progetto Bielsa) un gruppo di giocatori con cui costruire qualcosa di importante nel lungo periodo, ed è così che dopo 4 anni il 3-5-2 del tecnico piacentino si è costantemente evoluto in termini di interpreti e di forza offensiva sopperendo anche a periodi difficili come il finale della stagione 2017-2018 dove in poche settimane la Lazio ha visto farsi sfuggire una semifinale di Europa League ormai nelle proprie mani, così come la qualificazione alla Champions League con l'ormai iconico goal di Vecino all'ultima giornata.
Fu proprio l'Inter a togliere quella qualificazione alla Champions alla Lazio, grazie a quel goal di Vecino la società nerazzurra ha potuto iniziare a programmare la propria risalita al vertice con Spalletti che, tra alti e bassi e tante vicissitudini ambientali, è riuscito a conservare la posizione in Champions League per poi essere messo da parte per dare il via alla fase 2 del progetto della proprietà cinese, ossia l'arrivo di Antonio Conte in panchina e la ricostruzione di uno spogliatoio logoro iniziata con l'affaire Icardi proprio un anno fa.
I risultati di questo lavoro sul campo si tramutano nella scelta dello stesso modulo di partenza (il 3-5-2) ma con sfumature evidentemente diverse per via delle caratteristiche dei giocatori: la Lazio ha un approccio flessibile basato su un baricentro tendenzialmente basso in fase di non possesso ed una ricerca della verticalizzazione o del passaggio vincente mediante le giocate individuale dei suoi interpreti offensivi, in particolare utilizzando l'infinita tecnica e visione di gioco di Luis Alberto e la fisicità di Milinkovic-Savic quando la soluzione richiesta è quella di alzare il pallone, mentre se è necessario andare al largo allora gli sprint di Manuel Lazzari sulla fascia destra sono una fonte alternativa di azioni pericolose (24 passaggi-chiave fino a questo momento per l'ex Spal).
Dai dati reperibili dal sito della Lega Serie A, si evince numericamente quanto sopra, con un baricentro più basso e meno aggressivo (vedi dato dei falli commessi) rispetto a quello dell'Inter ma con un maggiore volume offensivo dettato dal sistema di impostazione che prevede una rete di passaggi inferiore rispetto alla squadra di Conte ma che genera un maggior numero di tiri e passaggi-chiave ed assist; il vestito tattico di Inzaghi, dunque, oltre ad essere facilmente riconoscibile è eseguito sempre molto bene grazie al fatto che il sistema permette a ciascuno dei giocatori utilizzati di esprimersi al proprio meglio.
Di contro il sistema voluto da Conte si basa su un approccio diverso con una fase di possesso più ragionata ma che non prevede un particolarmente coinvolgimento dei centrocampisti avanzati alla costruzione della manovra bensì hanno il compito di creare spazi per permettere di servire le due punte Lukaku e Lautaro, la cui connessione è fondamentale per il sistema di Conte (anche confrontandolo con le sue esperienze pregresse su altre panchine), questo spiega un approccio che ad occhio sembra molto diretto ma che, numeri alla mano, è più paziente di quello che sembra, con una continua ricerca di far partire l'azione dal basso, un equivoco che ha portato all'ormai famigerato scontro verbale tra Conte e Capello sull'utilizzo del termine "contropiede" per identificare il sistema nerazzurro.
A rendere l'Inter una squadra aggressiva sono i dati relativi al recupero palla, la classifica reperibile sempre dal sito della Lega Serie A vede la squadra nerazzurra molto in alto in questa graduatoria, molto più in alto dei suoi avversari di domenica sera, dato confortato anche dal dato sul baricentro della squadra (52,07 metri, vedi immagine precedente) e sui falli commessi (14,91). Messi insieme questi numeri ne viene fuori l'identità di una squadra che sa stare alta in campo e che una volta in possesso fa muovere la palla con pazienza con l'obiettivo di raggiungere le due punte per poi riaggredire subito in caso gli attaccanti non riescano a raccogliere la palla, questo sistema non produce grandi numeri offensivi comparati a quelli della Lazio, ma genera numeri importanti a livello difensivo con il miglior dato di tutto il campionato relativamente agli xG subiti ed ai tiri in porta subiti.
La sfida dunque, oltre ad avere un valore importante, seppur non decisivo, per la classifica, sarà una grande battaglia tattica tra i due allenatori, da un lato l'Inter tenterà di tenere la Lazio lontana dalla propria metà campo, magari prendendo come riferimento l'aggressività mostrata dalla Roma nel derby, dall'altra parte la Lazio tenterà di far correre all'indietro l'Inter sfruttando la tecnica di Luis Alberto e Milinkovic-Savic per resistere all'aggressività del centrocampo dell'Inter, probabilmente a decidere l'esito saranno i tanti duelli individuali che potrebbero andare a crearsi a causa dello schieramento tattico simile ed anche la tenuta atletica che potrebbe piegare l'esito del match da una parte o dall'altra a seconda di chi starà meglio nei minuti finali.
PREMIER LEAGUE
Nel weekend si completa il turno numero 26 di Premier, il primo della storia disputato in due settimane differenti per permettere ai giocatori delle 20 squadre di tirare il fiato dopo l'intenso calendario di dicembre e gennaio; tra le squadre impegnate in questo weekend la nostra attenzione va sul nuovo Arsenal di Mikel Arteta, chiamato a tramutare in risultati vincenti i progressi evidenziati in termini tattici nelle ultime settimane, soprattutto alla luce degli impegni in FA Cup ed Europa League che possono rilanciare i Gunners.
ARSENAL - NEWCASTLE (DOMENICA, ORE 17.30)
Il 20 dicembre i Gunners hanno deciso di affidare la panchina a Mikel Arteta con lo scopo di riaprire una nuova era dopo la prematura fine della gestione Emery: al tecnico basco il club del nord di Londra richiede di restituire all'Arsenal l'identità creata da Wenger basata sul possesso palla e dare maggior spazio ai giocatori tecnici. Dopo un paio di partite di assestamento Arteta ha iniziato il lavoro di costruzione dell'identità della squadra mediante la creazione di un sistema che permetta a tutti i migliori giocatori a disposizione in rosa di potersi esprimersi al meglio, in particolare nei post precedenti avevamo evidenziato le difficoltà di Emery di far coesistere Aubameyang, Lacazette e Pepè nello stesso schieramento ed Arteta sembra aver trovato la ricetta giusta.
Dalla passmap della partita contro lo Sheffield United si nota lo scaglionamento della squadra che parte da un 4-2-3-1 di base ma con delle rotazioni in fase di possesso ben definite: la prima manipolazione è data dalla posizione di Xhaka che si abbassa alla sinistra dei due centrali per permettere a Saka di alzarsi a sinistra e permettere ad Aubameyang (in questo caso sostituito da Martinelli causa squalifica del gabonese) di accentrarsi al fianco di Lacazette mentre l'ampiezza a destra è data da Pepé; questo schieramento, inoltre, ha permesso ad un giocatore spesso indeciso in fase difensiva come David Luiz di agire con più agio vista la protezione che gli viene data da Xhaka e soprattutto ha restituito su livelli altamente competitivi Mesut Ozil, chiamato ad agire nel ruolo di rifinitore e talmente a suo agio dal non far mancare il suo apporto anche in fase di non possesso. Da quando Arteta è passato a questo schieramento i risultati sono stati parzialmente positivi con una sola vittoria e 4 pareggi nelle cinque partite in questione a cui si aggiunge il passaggio dei due turni di FA Cup contro Leeds e Bournemouth, tuttavia il cartello lavori in corso è ancora appeso alla porta dello spogliatoio dei Gunners, la partita contro il Newcastle dovrà servire a dare maggiori certezze sul nuovo percorso tecnico iniziato dalle parti dell'Emirates Stadium.
Il Newcastle rappresenta un banco di prova importante per l'Arsenal data la capacità degli uomini di Steve Bruce di chiudere ogni tipo di spazio agli avversari grazie ad un approccio deliberatamente speculativo facilmente riconoscibile tramite le analisi di numeri abbastanza basilari: come si evince dalle statistiche di WhoScored il Newcastle rinuncia sostanzialmente al possesso palla (39,8% il dato del possesso palla medio) e mantiene un baricentro bassissimo che la tiene lontana dalla metà campo offensiva (è la squadra con il minor tempo speso nella trequarti avversaria).
In fase offensiva, invece, la squadra di Bruce, non ha particolari meccanismi per la gestione del possesso palla; semplicemente il pallone viene lanciato lungo cercando di servire immediatamente i giocatori offensivi, una strategia che si riassume sostanzialmente in palla a Joelinton e Miguel Almiron e speriamo che ci pensino loro, un sistema in cui Bruce sta cercando di inserire anche Saint-Maximin, grimaldello utile con i suoi dribbling quando la partita necessita una deviazione dal solito piano, ma gli infortuni stanno limitando il minutaggio dell'ex Nizza, che nelle ultime settimane sta trovando però un minimo di continuità, soprattutto in FA Cup dove i Magpies hanno raggiunto il quinto turno; la strategia in termini di numeri offensivi non sta avendo particolarmente successo visto che il dato dei tiri effettuati e degli xG prodotti è il più basso della lega. La strategia generale, invece, sta portando i suoi frutti in termini di punti in classifica dal momento in cui la squadra di Bruce si trova trova comodamente a metà classifica con meno punti da recuperare sulla zona europea rispetto a quelli da difendere sulla zona retrocessione al momento occupata dal West Ham e distante 7 punti.
LA LIGA
Il campionato spagnolo continua ad essere particolarmente appassionante con una classifica incerta per tutti gli obiettivi e con tante squadre che continuano ad evolversi in maniera molto interessante, a questo si aggiunge il fatto che quattro outsider si sono affrontate in settimana per le semifinali di Coppa del Re, insomma la Liga che si autocelebra come miglior lega del mondo lo fa non più solamente dall'alto della presenza di Real e Barcellona ma grazie alla presenza di tante altre realtà capaci di programmare dei percorsi tecnici ed economici interessanti, ben dimostrato dal fatto che anche piccole realtà sono capaci di fare grandi cose anche al di fuori dei confini spagnoli, ed è per questo che la mia scelta per il prossimo weekend, pur in presenza di sfide come Valencia-Atletico Madrid e Barcellona-Getafe, va su Siviglia-Espanyol, due protagoniste spagnole in Europa League.
SIVIGLIA - ESPANYOL (DOMENICA ORE 12)
Il match del Sanchez Pizjuan vede di fronte due delle tre contendenti spagnole all'Europa League che si affrontano quattro giorni prima dei rispettivi match in Europa, lo fanno partendo da due posizioni in classifica diametralmente opposte ma con un trend nelle ultime settimane inversamente proporzionale alla classifica delle due squadre, con il Siviglia che ha avuto una falsa partenza in questo 2020 con una sola vittoria in cinque partite facendola uscire dalla zona Champions; dall'altra parte l'Espanyol si è presentata al nuovo anno con il terzo cambio di panchina con Machin che ha lasciato il posto ad Abelardo e con il mercato invernale che ha portato in dote Raul de Tomas in attacco, Embarba a centrocampo e Leandro Cabrera in difesa, un cambiamento che sta permettendo ai Pericos di iniziare a risalire la china dopo aver chiuso il 2019 in coda alla classifica.
Dello stile di gioco introdotto da Lopetegui al Siviglia ne abbiamo già ampiamente parlato nei post precedenti, la strategia voluta dall'ex ct della Spagna è rimasta invariata dall'inizio della stagione ed è basata su un 4-3-3 con i due terzini che si alzano ed il vertice basso del triangolo di centrocampo (Fernando o Gudelj) che si abbassa tra i centrali in fase di possesso; i due interni di centrocampo hanno il ruolo di impostare il gioco e creare spazi nella trequarti avversaria dove i due esterni offensivi si associano ai terzini per cercare l'ingresso in area (Navas e Reguillon hanno collezionato 1,7 passaggi-chiave a partita), tuttavia ciò significa che, in assenza di Banega, le principali occasioni sono generate dai cross, ragione per la quale la pericolosità della squadra di Lopetegui ne esce indebolita specie se l'area non viene riempita a sufficienza, per questo motivo la fase offensiva spesso si appoggia alle giocate individuali dei tanti elementi di talento che Monchi ha consegnato a Lopetegui.
Nelle ultime due partite i sivigliani hanno raccolto un solo punto pareggiando in casa contro l'Alaves, come si evince dalle mappe dei passaggi effettuati in area di rigore i palloni sono sempre destinati in zone esterne dove difficilmente si trovano soluzioni di tiro efficienti, per questa ragione gli xG prodotti per tiro sono piuttosto bassi (0,9 secondo il modello di Between the Posts) portando come conseguenza una scarsa capacità realizzativa (32,4% dei tiri centrano lo specchio della porta, di cui solo il 26% vengono convertiti in rete, un dato, numeri alla mano, da parte destra della classifica).
Dall'altra parte l'Espanyol sembra aver trovato, con l'arrivo di Abelardo, il giusto equilibrio in campo grazie al passaggio al 4-4-2 che ha eliminato tutte le sovrastrutture che, inutilmente, i suoi predecessori hanno cercato di implementare in una squadra che aveva perso l'identità della stagione precedente a causa dell'addio degli elementi chiave quali la punta Borja Iglesias ed il difensore centrale Mario Hermoso. Gli arrivi di gennaio hanno completato la trasformazione della squadra che adesso ha ritrovato un attaccante che da i giusti riferimenti offensivi (Raul de Tomas) e che meglio si accompagna alle caratteristiche di Calleri così come il ritorno al ruolo di mediano dell'ex Napoli David Lopez ha reso possibile la creazione di una linea a 4 di centrocampo in cui gente come Marc Roba, Sergi Darder ed il neo acquisto Embarba possono muoversi maggiormente a proprio agio. Il risultato è stato che la squadra ha raccolto 8 punti nelle ultime 5 partite con un saldo positivo tra xG realizzati ed xG subiti (come evidenziato dai dati UnderStats), saldo che era particolarmente negativo al termine del ciclo di Machin (-9,08, dato migliore solo a quello del Mallorca e del Valladolid).
Dato lo stato di forma delle contendenti ci si aspetta una sfida davvero molto interessante, soprattutto perché la partita si prospetta come un crocevia importante per i due allenatori per gli obiettivi finali e per guardare con più o meno ottimismo alle prossime due settimane fitte di impegni tra Liga ed Europa League.
BUNDESLIGA
Dopo il pareggio di domenica scorsa tra Bayern e Lipsia che tiene aperti i giochi nelle prime posizioni della classifica, il campionato tedesco presenta un turno in cui il compito più complicato ce l'ha il Borussia Dortmund che, reduce dall'eliminazione dalla Coppa di Germania e dalla sconfitta subita a Leverkusen, affronta in casa un Eintracht in grande forma grazie ai cambi tattici predisposti da Hutter, cui i rumors accostano proprio alla panchina giallonera al termine della stagione; per Bayern, Lipsia e Borussia Moenchengladbach impegni sulla carta meno complessi. La mia scelta per il weekend ricade, invece, sulla sfida tra Hoffenheim e Wolfsburg, un'occasione per scoprire da vicino queste due squadre dalle caratteristiche molto diverse e che ben rappresentano l'elevato livello tattico del campionato tedesco.
HOFFENHEIM - WOLFSBURG (SABATO ORE 15,30)
Schreuder, che ha ereditato la panchina da Nagelsmann, ha mantenuto a Sinsheim la stessa flessibilità tattica del suo predecessore stabilendo tuttavia dei principi di gioco e delle strategie comuni in tutti gli schieramenti che ha utilizzato finora.
Come si evince dalle passmaps qui esposte il possesso parte sempre dalla propria trequarti con i due esterni a creare spazio per la ricezione nella metà campo avversaria; consolidato questo sistema di gioco, l'allenatore olandese ha ottenuto dalla società una spesa di 30 milioni nel mercato di gennaio per gli arrivi di Bruun Larsen e Dabbur allo scopo di avere maggiori soluzioni negli ultimi metri da aggiungere a Kramaric ed il sorprendente armeno Adamyan, obiettivo neanche velatamente dichiarato è il ritorno in Europa distante appena 2 punti non ostante un inizio di 2020 privo di continuità, la partita contro il Wolfsburg è l'occasione per calare definitivamente la propria candidatura.
Per il Wolfsburg di Glasner la partita di Sinsheim è l'ultima di campionato prima di riprendere la propria avventura europea in Europa League dove sfiderà gli svedesi del Malmoe; l'allenatore austriaco si è insediato quest'estate sulla panchina bianco verde dopo l'ottimo lavoro al LASK Linz negli anni precedenti, portando un sistema di gioco molto diretto basato su una difesa a 3 o una difesa a 4 con il vertice basso del centrocampo che si abbassa tra i centrali difensivi e dunque permettere agli esterni (i terzini in caso di difesa a 4, i quinti in caso di difesa a 3) di salire per fare progredire l'azione in zone avanzate del campo.
Le posizioni medie indicate mostrano in maniera chiara quale sia lo scaglionamento in campo voluto dall'allenatore austriaco, con il passaggio alla difesa a 4 è Guilavogui ad aggiungersi ai centrali difensivi in fase di impostazione dal basso ed i terzini che si alzano e vengono molto coinvolti; l'approccio voluto da Glasner produce molto in termini quantitativi (13 tiri a partita) ma poco in termini qualitativi, difatti secondo il modello xG di Between the Posts ogni tiro del Wofsburg mediamente produce 0,095 xG, dato in cui occupano il terzultimo posto in classifica; in fase difensiva, invece, il sistema di Glasner prevede grazie allo scaglionamento della squadra sul campo di cercare la conquista immediata del pallone (PPDA 8,81 peggiore solo di quello di Bayern Monaco e Bayer Leverkusen) o costringere l'avversario al lancio lungo dove i centrali ben strutturati a disposizione possano evitare i pericoli vincendo i duelli aerei, ciò permette al Wolfsburg di essere la miglior difesa del campionato e la seconda per qualità media dei tiri concessi (0,093) dietro al Borussia Moenchengladbach di Marco Rose che, guarda caso, viene dalla stessa scuola di Glasner.
LIGUE 1
Il campionato francese è ormai entrato nella fase in cui i valori tecnici sembrano essere determinati anche a dispetto di una classifica che, alle spalle di PSG e Marsiglia non si è ancora allungata come i valori espressi nelle ultime settimane sembrano suggerire; per questo motivo sfide come quelle di questo weekend tra Monaco e Montpellier e Lione contro Strasburgo possono delineare in maniera importante la classifica. Il mio consiglio per il weekend, comunque, è la sfida che chiude la giornata, ossia quella tra il Lille ed il Marsiglia, ossia i vice-campioni uscenti contro quelli che probabilmente saranno i prossimi vice-campioni.
LILLE - MARSIGLIA (DOMENICA ORE 21)
La Ligue 1 vivrà il suo finale di giornata con la sfida tra la formazione di Galtier e quella di Villa-Boas, una sifda che per la squadra del nord della Francia è fondamentale per raggiungere l'obiettivo di bissare la qualificazione alla Champions ottenuta lo scorso anno; per la squadra marsigliese, invece, una vittoria a Lille significherebbe mettere al riparo il secondo posto dall'assalto proprio della formazione di Galtier.
Il Lille da due anni ha costruito un sistema basato su un gruppo di giocatori giovani ma dai mezzi tecnici e fisici di grande prospettiva con lo scopo di far completare a questi giocatori il passaggio finale tra giovani, appunto, di prospettiva, a giocatori veri, infatti la società non ha come obiettivo di medio-lungo periodo quello di far esplodere giocatori da rivendere al miglior offerente nell'estate successiva, ma quello di tenerli in un lasso di tempo più lungo, per rendere possibile questo è necessario che il lavoro di Galtier sia finalizzato non solo alla crescita definitiva dei singoli giocatori ma anche quello di consolidare la posizione della squadra nei gironi di Champions per permettere alla società l'accesso ai lauti compensi della principale competizione europea per club e dunque rendere non strettamente necessario l'utilizzo scientifico del player-trading, destino spesso inevitabile per le squadre francesi che non si chiamano PSG.
Il Marsiglia fallendo lo scorso anno l'accesso alle competizioni europee ha visto drasticamente ridotti i propri introiti complicando ulteriormente la situazione finanziaria del club costretto già ad un settlement agreement con l'UEFA per evitare l'esclusione nei prossimi anni; una situazione nata dalla volontà della società di spendere in profili di giocatori di esperienza il cui peso sul budget salariale è stato alquanto pesante (per esempio, Luiz Gustavo, Rami, Balotelli, Ocampos e Rolando, tutti liquidati a fine stagione assieme a Rudi Garcia), ragion per la quale quest'estate la società è ripartita da una rosa molto più giovane consegnando la guida tecnica an Andres Villas-Boas, tornato in sella ad una panchina europea dopo l'esperienza in Cina ed i progetti extra-calcistici (vedi partecipazione alla Dakar).
Domenica sera queste due squadre si affrontano in un momento di forma molto positivo, con la squadra di Villas-Boas in serie aperta da 13 partite consecutive e 5 partite consecutive senza prendere goal (di fatto la porta di Mandanda è imbattuta in questo 2020), una serie che ha portato i marsigliesi ad isolarsi al secondo posto in classifica con 12 punti di ritardo dal PSG capolista ma soprattutto 8 punti di vantaggio su Rennes e +9 sullo stesso Lille, principali contendenti per i due posti rimanenti in Champions. In questi mesi l'allenatore portoghese ha costruito la sua squadra con un 4-3-3 di base spesso più simile ad un 4-1-4-1 dove Kamara (una delle maggiori rivelazioni della stagione) o Strootman agiscono a protezione della linea difensiva mentre le due mezzali ed i due esterni si associano tra di loro con la collaborazione di Dario Benedetto che spesso si abbassa per attirare la linea difensiva avversaria in zone più avanzate.
Il Lille dal canto suo è reduce da tre vittorie consecutive, frutto di un approccio maggiormente offensivo imbastito da Galtier che, nella prima parte di stagione, invece, aveva optato per un modello di gioco maggiormente speculativo, con un controllo delle operazioni nelle partite interne ed un atteggiamento passivo nelle gare esterne; un sistema che ha portato a prestazioni e, soprattutto, risultati spesso ondivaghi, infatti l'attuale serie di 3 vittorie consecutive segue una serie di altrettante sconfitte consecutive precedute, a loro volta, da 4 vittorie consecutive.
Punto in comune delle due squadre è che i due allenatori hanno avuto bisogno di alcuni mesi per trovare la giusta veste tattica, il Marsiglia ha dovuto lottare contro gli infortuni che non hanno permesso a Villas-Boas di trovare la continuità in alcuni suoi interpreti, in particolare Payet, l'uomo che trasforma la manovra del Marsiglia in azioni pericolose e reti; come si evince dalla mappa offensiva relativa all'ultima partita contro il Tolosa, l'accesso alla trequarti è effettuato mediante un possesso palla che passa dai centrocampisti centrali per poi svilupparsi sugli esterni.
Il Lille ha cambiato più volte modulo finché Galtier ha deciso di optare per un 4-4-2 di partenza che si evolve poi in base alle caratteristiche dei suoi interpreti, la versione più convincente è quella delle ultime settimane dove il ruolo di esterni offensivi è assegnato ad Ikone e Bamba e con un Renato Sanches che, in versione di centrocampista box to box sembra aver ritrovato lo spirito con cui nel 2016 si era messo in luce con la maglia del Benfica. Dalla mappa offensiva relative all'ultima gara del Lille si evince il metodo di gioco molto diretto con l'obiettivo di spostare il gioco nella trequarti avversaria.
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